Dott. Natale Barca, dopo “Roma contro i Germani. La Guerra Cimbrica”, edito dalla LEG nel 2020, lei ha pubblicato con questa casa editrice anche il libro “Roma dopo Silla. Una storia in quindici vite”, uscito nei giorni scorsi. Ce ne vuol parlare?
Dopo un riepilogo delle grandi vicende dall’Età dei Gracchi (133-121 a.C.) alla morte di Silla (78 a.C.), questo lavoro delinea un quadro di sintesi della storia politica e militare di Roma dal 78 al 60 a.C. Prende spunto dal ruolo pubblico, dalla vita privata, dai complessi legami familiari e gentilizi, e dall’interazione reciproca di quindici personalità, per mettere in rilievo, tra l’altro, come la vita pubblica e i rapporti con l’estero fossero condizionati dai rapporti spesso competitivi tra gli individui, le famiglie e i clan. Non è una raccolta di schede biografiche, ma un testo che privilegia gli aspetti politici e militari dei processi ed eventi narrati, mettendo in evidenza i legami e i rapporti spesso competitivi fra gli individui, le famiglie e i clan, dai quali dipendeva il processo politico a Roma nel Periodo della Tarda Repubblica (241-27 a.C.). La narrazione forma un continuum cronologicamente ordinato. Non mira a fornire un resoconto esaustivo, ma a comporre un quadro ampio ed evolutivo, in cui trovano collocazione i fatti e le loro connessioni, nella loro consequenzialità. Mi riferisco ai fatti che sono riportati nelle fonti primarie, o sono deducibili dai resoconti degli storici antichi, pertanto non necessariamente alla verità dei fatti.
Il libro, dunque, prende spunto da una serie di personaggi di spicco per ripercorrere il periodo della storia politica e militare di Roma che va dal 78 al 60 a.C. Perché ha ritenuto che quel periodo fosse tanto importante da dedicargli un libro di ottocento pagine?
La vita pubblica di Roma repubblicana (508-27 a.C.) conobbe un drammatico declino a partire dall’ “Età Graccana” (122-121 a.C.). Il Senato reagì con ferocia alla politica di riforme di stampo populistico dei magistrati Tiberio e Gaio Sempronio Gracco, e suscitò episodi di violenza politica, nei quali i Gracchi trovarono la morte assieme a migliaia di loro concittadini. In seguito, molti seguaci dei Gracchi furono incarcerati, subirono un processo-farsa e furono giustiziati, facendo un uso politico della Giustizia.
L’ingresso “dei pugnali nel Foro” introdusse un periodo di instabilità politica, che doveva rivelarsi lungo e tormentato, e avere effetti sconvolgenti, come la rottura dell’ordinamento costituzionale e la crisi del sistema politico. Questo durò poco, ma cambiò il corso della storia di Roma e del suo imperium. Il popolo romano si divise in due partes — quella degli optimates e quella dei populares — e da quel momento queste non cessarono di contrapporsi, rendendosi protagoniste di lotte di fazione e di guerre civili, che s’intrecciavano a guerre esterne. Una sequenza di tragedie collettive che sembrava interminabile squassò la società e lo Stato.
I protagonisti principali della vita pubblica del periodo storico in questione (133/122-27 a.C.) sono Cicerone, Mario, Silla, Giulio Cesare, Lepido, Sertorio, Catilina, Pompeo, Crasso, Clodio, Antonio, e Gaio Ottavio Turino. Quest’ultimo fu adottato come figlio da Cesare e, in ossequio alle regole dell’onomastica romana, cambiò il proprio nome in Gaio Giulio Cesare Ottaviano. La Lunga Notte della res publica si concluse con la definitiva vittoria militare di Ottaviano (Battaglia di Azio, 31 a.C.). Seguì una modifica costituzionale, che consisteva nel passaggio dalla formula del governo di pochi a quella del governo di uno solo (27 a.C.). Ottaviano divenne l’augustus e questo segnò la fine della res publica e l’inizio del Principato, in pratica la nascita dell’Impero. Se la generazione che combattè la seconda e la terza guerra civile (quella di Cesare contro Pompeo e quella di Ottaviano contro Antonio) fu l’ultima della storia della res publica, la generazione immediatamente precedente, di cui si tratta in “Roma dopo Silla”, è quella che visse all’inizio alla crisi di Roma, combattè la prima guerra Civile (Mario contro Silla) e innescò lo scoppio del successivo conflitto fratricida. Tra gli altri, hanno fatto parte di quella generazione Cicerone (età giovanile), Mario, Silla, Ortensio, Vazia, Lucullo, Lepido, Cesare, Sertorio, Spartaco, Verre, Pompeo, Attico, Catilina, Clodio, che sono i principali protagonisti del libro.
Qual è il focus di “Roma dopo Silla”?
Gli individui e il loro rapporto con il potere vengono posti al centro della sintesi ricostruttiva del periodo storico considerato in “Roma dopo Silla”, nello sforzo di giungere all’interpretazione dell’epoca in cui vissero, nella convinzione che non le grandi personalità fanno la Storia, ma che vi sia uno stretto, indissolubile legame tra i singoli individui e la società di cui fanno parte, che s’influenzano e talvolta si determinano reciprocamente.
Come si pone “Roma dopo Silla” rispetto ai precedenti lavori di Natale Barca sulla storia politica e militare della Tarda Repubblica Romana?
L’impostazione di questo lavoro rispecchia quella di miei precedenti libri che vertono su aspetti diversi della storia politica e militare di Roma tra l’Età Graccana e la morte di Silla (133-78 a.C.), i cui tratti caratteristici sono: la focalizzazione sugli aspetti politici e militari dei processi e degli eventi considerati; l’enfasi posta sui grandi protagonisti e sugli aspetti istituzionali del processo politico; l’attenzione prestata anche alle figure di contorno, e ai loro ambienti di vita, familiari e sociali; l’uso del “presente storico”, per rappresentare eventi e costruire il testo. Il presente storico, lo ricordo, è una forma verbale che viene usata per riferirsi a eventi che appartengono al passato, ma sono presentati come contemporanei o vicini al momento dell’enunciazione, ottenendo così l’effetto di un avvicinamento prospettico e di un’attualizzazione degli eventi narrati.
Come si colloca “Roma dopo Silla” nel panorama degli studi sulla Tarda Repubblica Romana?
Il libro tratta un argomento tanto interessante quanto negletto dalla critica storiografica. Le molte monografie e ricerche su aspetti specifici della transizione dalla res publica al Principato, pubblicate in sedi scientifiche nazionali e internazionali, si concentrano per la maggior parte sull’ultima generazione della res publica. “Roma dopo Silla” ambisce a colmare questa lacuna.
A chi consiglierebbe di leggerlo?
“Roma dopo Silla” si propone all’attenzione di un pubblico formato, oltre che da studenti e studiosi di Storia Antica, anche da semplici visitatori della materia, perciò introduce e spiega, e ripete se del caso, allo scopo di farsi leggere, e magari appassionare. «Nel comunicare la Storia, infatti, non è possibile ottenere di farsi leggere se non si riesce a coniugare la solidità scientifica della ricerca con la possibilità di ricostruire gli eventi in forma di storia emozionante» (Schiavone A., in Carioti A., Storici in cerca di lettori, in “Corriere della Sera” 21 aprile 2013, p. 10). Non occorre scrivere un romanzo storico per raccontare la Storia, perché questa è essa stessa un romanzo; ma la narrazione dev’essere avvincente. Questo è un ulteriore tratto caratteristico della mia produzione, di cui la Critica si è accorta. Mi piace ricordare a questo proposito un passo di una recente recensione in spagnolo del mio libro sui Gracchi: «(Este libro) .… es hijo de una tradicion historiographica italiana biene afianzada, y presenta un rasgo literario che tiene esa indudable filicacion: el apasionamento. (…)», «(Questo libro) … è figlio di una consolidata tradizione storiografica italiana, e presenta un tratto letterario che ha quell’indiscutibile appartenenza: la passione. (…)».
Dottor Barca, lei è un autore prolifico ed eclettico. Quali sono i suoi progetti di prossime pubblicazioni?
Uscirà tra breve un mio libro su Aquileia, quarta città d’Italia dopo Roma, Milano e Capua, nona dell’Impero. Lo sto consegnando all’Editore proprio in questi giorni. Seguirà “I Triumviri. Storia delle rivalità che sconvolsero Roma”. Un altro progetto in pista riguarda la bella Età del Bronzo nella regione egea e il suo sconvolgente epilogo. Il libro dovrebbe intitolarsi “Cnosso, Micene, Troia. L’Età Eroica tra storia e leggenda”, e comprendere anche un’Appendice: “Enea, o dell’Avvenire”.
Perchè mai un titolo come questo?
Perché Enea, eroe troiano, principale protagonista dell’Eneide di Virgilio, è una figura leggendaria che sta a metà del guado, tra un mondo che finisce e l’alba di un mondo nuovo. Il suo mito, infatti, s’intreccia con la leggenda delle origini di Roma.
Foto in evidenza della copertina del volume ROMA DOPO SILLA.
UNA STORIA IN QUINDICI VITE, LEG, Gorizia