Ci incontriamo con la giornalista Alessandra Tuzza, laurea in Scienze Politiche, Master in Scienze sociali e multiculturali all’Università di Firenze e Master biennale in Economia della cooperazione internazionale allo sviluppo all’Università di Ferrara.
Mi hai detto che vivi a Siderno, in Calabria. Ci sei rimasta o sei tornata? Nel tuo lavoro il fatto di vivere nel “profondo Sud” ti crea qualche difficoltà?
Sfatiamo un mito: la Calabria, pur con le sue difficoltà, non è una realtà staccata dal resto dell’Italia e dell’Europa, ma è bene integrata e opera a diversi livelli in sinergia e collaborazione con la comunità europea. Non siamo un’isola infelice.
Sin da giovane ho fatto parte di un’organizzazione di studenti, il che mi ha consentito di comunicare e viaggiare: da questa esperienza è nata la mia passione per le tematiche politiche e dello sviluppo.
All’Università ho approfondito le tematiche della comunicazione e della sociologia, laureandomi con una tesi sull’inserimento dei migranti nel nostro territorio, tema a cui stavo lavorando nell’ambito di un progetto d’inclusione del Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione di Reggio Calabria.
Un’esperienza importante e coinvolgente…
Decisamente: posso dire che ha formato il mio carattere e la visione che ho “dell’altro”.
Il periodo in cui ho fatto la mediatrice culturale per i migranti che sbarcavano sulle coste del catanzarese, è stato magico, mi ha fatto comprendere che i migranti non dovevano essere visti come una “minaccia” ma come risorsa. Questo obiettivo è stato centrato, anche se su piccola scala: abbiamo aiutato coloro che erano sbarcati ad avviare in loco attività artigianali ed agricole collaborando con giovani e famiglie del posto.
C’è un obiettivo che ti è stato particolarmente a cuore?
Abbiamo realizzato un vero “paese albergo”, lavorando fianco a fianco con i giovani del luogo, operatori del Centro Italiano per i Rifugiati e con decine di immigrati in fuga. Un progetto autosostenuto con il lavoro dei migranti, da cui è nata una cooperativa per i servizi turistici internazionali. La Calabria è riuscita, in quella zona, a superare lo spopolamento grazie all’iniezione di nuova popolazione venuta dal mare.
Sei anche giornalista …
Ho collaborato con La Riviera, di cui sono poi diventata direttore. Ho scritto per Il Quotidiano, Il domani della Calabria e ho fatto il praticantato presso L’Avanti.
Ho scelto, con testardaggine, di non occuparmi di cronaca giudiziaria ritenendo che andasse a discapito della visione positiva di un territorio, conosciuto in genere solo per i fatti di cronaca nera. Questa cosa mi ha tagliato un po’ le gambe nell’attività giornalistica locale, ma non mi ha impedito di raggiungere traguardi importanti.
Poi hai iniziato a collaborare con la Comunità Europea. Di cosa ti occupi in particolare?
Dal 2000 mi occupo di fondi europei e, con altre giovani donne restate in Calabria, abbiamo fondato l’Associazione Eurokom, aprendo anche un ufficio Europa per l’uso dei Fondi comunitari, con il sostegno dei comuni della mia zona di residenza, la Locride.
In cosa consiste Eurokom?
Eurokom sostiene idee di rilancio locale partendo dall’utilizzo delle risorse primarie di questi luoghi come l’agricoltura, il turismo e la bellezza.
Dal 2005 Eurokom ospita e gestisce il Centro Europe Direct Calabria Europa, un’antenna di comunicazione sulle politiche comunitarie, direttamente finanziata dalla Commissione Europea: si tratta di uno dei pochi organismi privati, accreditato come comunicatore istituzionale a livello europeo, cosa di cui siamo molto orgogliosi.
Quindi come Eurokom siete anche nel mondo della comunicazione…
La comunicazione corretta e capillare è fondamentale: grazie all’antenna gestiamo un sito internet, che ha oltre 23 milioni di utenti e illustra le possibilità offerte a livello comunitario, promuovendo – con l’informazione condivisa – una cittadinanza attiva.
La nostra newsletter informa sui bandi in scadenza e indica di volta in volta quali sono i settori che la politica comunitaria individua come beneficiari dei finanziamenti. Una realtà che dura da oltre sedici anni, bando dopo bando.
Quali sono i progetti più interessanti ai quali avete lavorato?
Senz’altro “Adults education for women from rural areas in Europe”, un network per l’educazione al lavoro e all’auto impresa per le donne delle aree rurali in Europa.
O ancora il progetto Leonardo Go Tour, che favorisce l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro: circa 90 giovani calabresi hanno potuto vivere un’esperienza di tirocinio all’estero nel campo del turismo; molti si sono stabiliti nei paesi europei, in cui hanno fatto gli stage.
In ultimo il progetto Ready Women, realizzato con un partenariato transnazionale, approvato e finanziato dal Programma Erasmus Plus per il periodo 2018/2021: questo progetto coinvolge ben 10 organizzazioni rappresentanti di sette paesi ed è stato coordinato dalla federazione FAMS COCEMFE di Siviglia.
Oltre ad Eurokom, gli altri partner erano l’Istituto dei Sordi di Torino (Idst), l’Education and Youth Empowerment Society (Eyes) della Bulgaria, la Gelisim University e l’agenzia di comunicazione Surekli Egitim Arastirma Ve Danisma Dernegi (Seadder) della Turchia, l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, l’European Regional Framework For Co-Operation (Erfc) della Grecia, il Laboratorio Formacao Higiene E Segiranca No Trabalho Lda (Previform) del Portogallo e, infine l’Ecological Future Education (Efe) della Lettonia.
Un progetto molto importante…
Il progetto Ready Women è il tipico esempio dei risultati che si possono ottenere grazie alla cooperazione europea, sostenuta da un mix di organizzazioni complementari tra loro.
Abbiamo realizzato una piattaforma multilingue, che facilita l’accesso alla formazione, alla valutazione e allo sviluppo delle competenze delle donne disabili, favorendo il loro attivo inserimento nel contesto lavorativo, migliorandone le qualifiche e, di conseguenza, i livelli di occupabilità ed integrazione nel mercato del lavoro.
I risultati più importanti sono stati ottenuti tramite la formazione relativa alle nuove rese di occupazione (NYE) e ai settori emergenti.
Quindi, niente “Calabrexit” come scherza Antonio Albanese, anzi benvenuta Europa al Sud!
Ogni giorno ho imparato a partire e a ritornare nel mio amato Sud per condividere le esperienze e conoscenze acquisite all’estero e per creare nuove visioni di sviluppo: sono innamorata di un sogno chiamato Europa, da cui nascerà prima o poi un nuovo senso di solidarietà e di sviluppo equo per i diversi Sud del mondo.