E l’acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumi
La chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
Uccelli che volano a stento, malati di morte
Inizia così uno dei brani simbolo dell’impegno e della lotta all’inquinamento, opera di una colonna del cantautorato italiano: il mai dimenticato Pierangelo Bertoli, nato a Sassuolo nel 1942. E’ un pezzo del 1976, quasi cinquanta anni fa e purtroppo è attuale oggi come non mai. E’ una accusa pesante e netta alla devastazione portata da industrie che inquinano, guerre che uccidono esseri inermi e catastrofi, che distruggono la natura e i viventi e che di naturale hanno veramente poco. Conflitti che hanno portato morte e malattie, che ancora oggi gravano sull’uomo e sull’ambiente. Oggi nel 2022 il tempo è passato, ma nulla è cambiato. Viviamo in questo momento una guerra in Europa, a parte le tante che insanguinano il mondo da tempo, che si basa sul possesso e la vendita di energia, gas e petrolio. Già allora si parlava di ecologia, questa canzone per me è un vero manifesto dell’ecologia, ma si continuava a ignorarne le evidenze, che accadono quotidianamente intorno a noi, magari sottacere o sminuirne la portata. Questa non è certamente la strada giusta. Serve più che mai che cittadini e istituzioni guardino realmente in faccia alla questione, che si cerchi una soluzione concreta per affrontare piaghe che il nostro pianeta è costretto a subire da troppo tempo, prima che le conseguenze siano ancora più fatali di quanto lo siano oggi.
Questo sconvolgeva Bertoli e lo portò a mettere in versi e musica la sua denuncia, contro l’irrefrenabile spinta del potere economico, che piegava e piega ai suoi voleri la natura, l’ambiente, la stessa vita degli uomini e degli animali, delle piante, dell’esistente. Un inquinamento, anche delle coscienze, che porta morte e distruzione alla terra, alla natura, alla vita. La cieca voglia di potere e di denaro stanno portando l’uomo all’autodistruzione, ricorrendo a guerre sempre più spietate e sempre più insensate, è storia di questi giorni, ma purtroppo ha attraversato i decenni passati da questo brano, culminati con il ricorso a ordigni atomici. Canta “I crimini contro la vita li chiamano errori”. Così il testo evidenzia l’aspetto più grave ed inquietante della nostra società, ossia l’indifferenza con cui queste tragedie vengono perpetuate, senza che, chi ha il potere decisionale, faccia qualcosa per farle finire. Per questa e altre canzoni Bertoli fu censurato dalla Rai, tra l’altro non si poteva mostrare un uomo in carrozzina!. I suoi pezzi passavano su radio libere, “liberate” proprio in quell’anno 1976, TV private e concerti e le sue accuse giravano, facevano riflettere, ma evidentemente non arrivavano a chi di dovere, o forse non venivano nemmeno ascoltate, nel poco che può fare una canzone. Anche se poi la storia ci ha insegnato che brani e canzoni di protesta hanno di fatto scosso le coscienze e hanno mosso interi popoli.
Quelli erano anni pesanti, tragici, stragi ed eventi efferati erano avvenuti e ne sarebbero seguiti altri, che in quel momento nemmeno potevamo immaginare, ma Bertoli alzava la voce: “Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale, ha dato il suo putrido segno all’istinto bestiale, ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario, E tutta la terra si è avvolta in un nero sudario.” L’acqua inquinata con le scorie delle fabbriche, ma anche di scarichi delle città, attraversa campi coltivati, il cielo coperto da fumo nero, la chimica come malattia attacca e distrugge la vita nella natura, uccelli che così, per colpa nostra, sono coperti di petrolio e muoiono, incapaci di volare, il calcolo e il freddo interesse dell’uomo si disinteressa della normale vita. Bertoli narra nel suo testo di isole che scompaiono per provare ordigni nucleari, di progresso che invece di avanzare regredisce e cerca una bomba ancora più forte per le guerre. La pioggia che nutriva le piante adesso le distrugge perché acida e radioattiva.
Non abbiamo imparato nulla. Oggi che la tecnologia ci potrebbe aiutare, riusciamo a intossicare le acque con i rifiuti, soprattutto plastica! E solo oggi, ma con estrema lentezza, iniziamo a investire sulle energie rinnovabili (solare, eolico, onde, maree, calore geotermico). Occorre puntare con più decisione sull’Economia Circolare! Poi per un attimo ci dà un momento di speranza: eppure il vento soffia ancora, spruzza l’acqua alle navi sulla prora e sussurra canzoni tra le foglie, bacia i fiori, li bacia e non li coglie. Il vento accarezza il mondo, ma non lo priva di nulla, delicato passa fra capelli e fiori.
Ma torna subito a farci riflettere: politici e militari dediti alle menzogne, affamati di soldi e potere per soddisfare le loro folli manie e ambizioni, organizzano guerre e stragi giustificando il risultato del loro “putrido istinto” come giustificazione per dare la libertà alle genti … anche per quelle che non ne hanno bisogno perché già la posseggono. E chiamano “effetti collaterali” …errori… tutto il danno e le oscenità che provocano.
“Eppure soffia” è proprio la denuncia dell’avidità di potere e denaro di chi vuole e purtroppo può gestire la vita del e sul pianeta Terra. Così facendo si arriva a un inquinamento generalizzato, in ogni campo, con il progressivo degrado fino alla distruzione dei simboli della vita: aria, acqua e terra. Non basta, oggi la tecnologia permette a troppi di uscire dalla nostra atmosfera ed iniziare un simile balordo processo verso altri mondi. Bertoli ha sempre affrontato nei suoi testi argomenti anche scomodi per certi mezzi di comunicazione “ingessati”, argomenti importanti e attuali, quali l’inquinamento, la pace e la guerra e contro quel progresso che porta all’autodistruzione, i diritti dei lavoratori e lottò anche per l’abbattimento delle barriere architettoniche, lui costretto fin da bambino su una sedia a rotelle. Era un cantante poeta che scriveva “basta essere indifferenti a ciò che ci accade intorno, basta distruggere la natura e noi stessi”.
Ci lascia con parole di speranza, che fanno bene al cuore, ma che devono impegnare tutti, ci manda strofe delicate e piene di bellezza, la natura, impersonata dal vento, non demorde e continua a trasmettere a tutti un messaggio di generosità, fiducia, speranza, serenità e amore, ma necessita dell’impegno di noi tutti:
“Eppure il vento soffia ancora
Spruzza l’acqua alle navi sulla prora
E sussurra canzoni tra le foglie
E bacia i fiori, li bacia e non li coglie”
Alessandro Coluccelli