Ce la stiamo facendo!
Le truppe dell’invasore vengono ricacciate e presto tutto il Paese sarà liberato da quella sgradita presenza.
I telegiornali di Stato occidentali parlano chiaro ed anche al di là della frontiera si sta prendendo atto del rivolgimento che non può più essere ignorato.
Segni sempre più evidenti mostrano che il cerchio magico attorno a Putin sta vivendo un momento di grande insofferenza e si aprono le prime crepe nel muro di silenzio che finora ha accompagnato l’azione militare speciale. D’altronde, se non il numero dei soldati, la qualità degli armamenti e dell’istruzione che forniamo sta facendo sentire il suo peso. I mezzi russi, messi fuori uso con facilità ed in gran quantità, vengono abbandonati nella ritirata e si mostrano in tutta la loro obsolescenza alle telecamere occidentali.
Chissà se, chi e cosa manderanno nel Nagorno-Karabakh.
Se si continua con questo ritmo le cose avranno presto la fine che tutti auspichiamo e la vita potrà riprendere anche lontano dal fronte, senza più quello specifico impegno finanziario straordinario che si sta cominciando a far sentire nelle nostre economie.
Ma questa marea di denaro verso (e da) quei campi non si fermerà e gli anni della ricostruzione (come in tutte le “ricostruzioni”) si profilano veramente interessanti e grassi per “capitalisti” e “lavoratori”.
Senza perder tempo con inutili cerimonie si provvederà ai morti ed un nuovo equilibrio si stabilirà fino alla prossima occasione.
E se invece non andasse proprio così?
E se a qualcuno sovvenisse alla mente che, a parte la centrale nucleare + grande d’Europa, ci sono magazzini pieni di atomiche oramai prossime alla scadenza?
Niente paura!
Si tratta di vecchi residuati noti come “bombe tattiche”.
Foto di apertura libera da Pixabay