Sono cresciuto in una famiglia allargata degli anni ‘50, la casa era dei miei nonni. La morte di Silvio Berlusconi mi ha ricordato un commento che fece mia nonna sul grande risalto che giornali e televisione diedero nel giugno 1963 alla morte di Giovanni XXIII. Mia nonna era una cattolica praticante e la sera recitava il rosario insieme a una mia zia, anche lei convivente. Ma il parlare così a lungo della morte del Papa sembrò a mia nonna un’esagerazione. Nella sua candida sincerità (e assenza di diplomazia), il commento di mia nonna fu “una volta si diceva: è morto il Papa, se ne fa un altro. E finiva qui!”
Naturalmente mia nonna si sbagliava di grosso. A sessant’anni dal 1963, l’eredità del Pontificato di Giovanni XXIII, durato peraltro meno di cinque anni, è immensa. E non solo per la Chiesa e per i cattolici.
Devo però dire che la presenza in casa di mia nonna mi ha dato una realistica e vicina testimonianza di quanto sia saggio guardare con serenità alla morte. Con la consapevolezza che la famiglia e il mondo continueranno poi come prima, e si spera anche meglio. E che nessuno è insostituibile. Esattamente quanto ho constatato dopo la morte di mia nonna. Vorrei aggiungere che il crescere in una casa con la sua presenza è stato per me un grande insegnamento.
Dicevo che è stata la morte di Silvio Berlusconi a farmi ricordare l’aneddoto personale che ho sopra riferito. Più precisamente è stato il Tg1 della sera del 12 giugno. Tutti si aspettavano dal telegiornale un giusto risalto alla morte e alla biografia dell’illustre scomparso. Un grande imprenditore che, scendendo in campo, ha legato il suo nome alla Seconda Repubblica e a un trentennio di vita politica del nostro paese. Ma appunto un giusto risalto, non ciò che è stato l’intero telegiornale: una vera e propria beatificazione del defunto. Quasi mi aspettavo la conclusione con il famoso Santo subito!
Molto è stato scritto sull’opera e sul lascito di Silvio Berlusconi. Anche su questo sito vi sono e vi saranno interessanti commenti. Che ne sarà ora della destra italiana? E della sinistra? È plausibile che il partito da lui fondato abbia un futuro?
Non so dare risposte. Vorrei solo dire che la personalità accentrante e ingombrante di Silvio Berlusconi, con una vita vissuta come se avesse la convinzione di essere immortale, rappresenta per me la più assoluta antitesi alle testimonianze che ho sopra riferito.
Un’antitesi alla sapiente, intelligente e comunque umile testimonianza di Papa Giovanni XXIII, al profondo rinnovamento della Chiesa da lui iniziato. Ma anche, molto più personalmente e semplicemente, alla saggezza di mia nonna.
Sarà possibile per l’Italia uscire presto dal periodo iniziato nel 1994 con Silvio Berlusconi, e nel quale siamo più che mai immersi? Neanche a questo so rispondere, ma me lo auguro fortemente. È un augurio che in questi giorni sembra molto condiviso.
Immagine di copertina Berlusconi on TV, after Fernand Cormon, by Mike Licht, CC BY 2.0