Progettare in modo “sostenibile” è diventato un’assoluta esigenza, e nelle zone a rischio alluvione le moderne tecnologie aiutano a creare soluzioni particolarmente innovative. Riporto tre esempi sperando in un futuro in cui saremo più in grado di governare fenomeni per ora incontrollabili.
Su un’isola nel mezzo del fiume Tamigi ad esempio è stata progettata dallo studio Baca Architects una particolare casa che può galleggiare come se fosse una nave, in caso di alluvione. Normalmente è posata a terra, è di forma tradizionale ma è inserita in una darsena in lamiera d’acciaio con una base di maglia che permette all’acqua di entrare e defluire. Questa struttura agisce come uno scafo e permette all’abitazione di “galleggiare”. Il rovescio della medaglia è che anche se non si crea uno stato di allerta alluvione ogni qualche anno bisogna provocarlo, per mantenere testata la funzionalità del sistema.
Una soluzione molto ardita si sta realizzando a Copenaghen. La capitale della Danimarca è storicamente e periodicamente esposta all’innalzamento del livello delle acque, e affronta sempre più spesso le inondazioni causate dai frequenti “cloudburst”, quelle che in Italia abbiamo imparato a conoscere come “bombe d’acqua”. Il progetto, nato dalla necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici e ai fenomeni meteorologici sempre più violenti ed estremi si propone di modificare l’impianto dell’Hans Tavsens Park, le vie stradali adiacenti e alcune infrastrutture centrali (comprese le scuole) nel cuore del quartiere di Nørrebro. Il progetto è firmato dagli studi di architettura SLA e Ramboll, e invece di cercare di mantenere la città all’asciutto, prevede che l’area verde del parco funga da bacino per l’acqua piovana con una capacità di 18mila metri cubi d’acqua. Tutte le strade del quartiere, che interessa un’area di circa 22mila mq, sono inoltre dotate di un sistema di filtri tra carreggiata e marciapiede.
A New York, preoccupati da un recente studio pubblicato dal World Weather Attribution, che riferisce l’intensificarsi delle piogge (passate a valori incrementati dal 3 al 19 per cento), e dalle valutazioni degli studi tecnici del comune che denunciano che circa il 72 per cento della superficie della metropoli americana è impermeabile e non può quindi assorbire la pioggia, si sta progettando il “programma Cloudburst”, finanziato con fondi municipali e federali provenienti dalla sovvenzione FEMA Building Resilient Infrastructure and Communities. L’obiettivo è quello di installare una serie di accorgimenti infrastrutturali che trasformerebbero porzioni di alcuni distretti del territorio in super spugne, in pratica si tratta di trasformare le superfici pubbliche esterne in un insieme di strati permeabili, in grado di assorbire, catturare o deviare le precipitazioni. Utilizzando l’escamotage della pavimentazione porosa e dei bacini di raccolta installati sotto strutture ricreative come parchi giochi e campi da basket, la rete sarà in grado di gestire meglio le quantità d’acqua riversate dal cielo.
In tutto il mondo possiamo dunque affermare che i livelli di consapevolezza legati ai rischi climatici e ai rischi naturali si stanno elevando e le ricerche di soluzioni per contrastare gli eventi estremi si moltiplicano. Non ci resta che confidare nella scienza e nella pianificazione intelligente.

Tutte le foto sono dell’autrice