Commentiamo in un altro articolo il “Discorso sullo Stato dell’Unione” pronunciato il 13 settembre dalla Presidente della Commissione Europea. Qui lo citiamo solo per notare come esso segni un cambio di passo nella preparazione della campagna per le elezioni europee del giugno 2024. Rivendicando con orgoglio i risultati ottenuti nel quadriennio 2019-2023, a fronte di tante crisi epocali, Ursula Von Der Leyen ha preannunciato di fatto la sua ricandidatura e soprattutto ha trovato subito l’appoggio delle principali formazioni politiche europee che sostengono la sua maggioranza, compreso apparentemente il PPE guidato dal collega/rivale Manfred Weber.
Tutto risolto, allora ? L’involuzione che avevamo temuto, con lo scenario di una futura alleanza tra i popolari e le destre, nel segno di un confederalismo intergovernativo e sovranista, è definitivamente archiviata ? Vedremo.
Diciamo, invece, fin da ora, che anche il precario equilibrio di buon senso e consociativismo dell’attuale “Maggioranza Ursula” non basta, a nostro avviso, per affrontare le sfide del presente e del futuro dell’Europa. Serve un ritorno più convinto al metodo comunitario delle origini, serve una robusta iniezione di federalismo. Serve la trasformazione del prossimo Parlamento Europeo in un’assemblea costituente dell’Europa.
In questa prospettiva, ci riconosciamo pienamente nella piattaforma che sta elaborando il Movimento Europeo Italia per riprendere il sogno di Altiero Spinelli di un trattato costituzionale europeo direttamente elaborato dai parlamentari europei, senza i condizionamenti e i ricatti dei Governi nazionali, sempre pronti ad annacquare le ambizioni dell’Unione ed a privilegiare interessi particolari.
Ci saranno, al riguardo, importanti momenti di confronto (e probabilmente di scontro) nelle sessioni autunnali del Parlamento Europeo. Sarà di fatto una tribuna elettorale anticipata, che cercheremo di seguire con scrupolo.
In questi giorni, cinque dei sei relatori alla Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo (in rappresentanza dei gruppi parlamentari del Partito Popolare Europeo, dei Socialisti e Democratici, di Renew Europe, dei Verdi e delle Sinistre, mentre si è defilato il relatore dei Conservatori e Riformisti Europei ed ha disertato sin dall’inizio dell’esercizio il gruppo Identità e Democrazia) hanno presentato i loro lavori sul progetto di riforma del Trattato di Lisbona e dovrebbero finalizzare nei giorni prossimi eventuali emendamenti alle tante proposte elaborate di modifica del Trattato, una sorta di distillato delle raccomandazioni finali della Conferenza sul Futuro dell’Europa, tenutasi tra il 2020 ed il 2021.
L’obiettivo è di arrivare il 12 ottobre ad un voto in Commissione Affari Costituzionali per arrivare al voto finale in Aula tra l’8 ed il 9 novembre prossimo.
La militanza europeista teme lo svuotamento politico di questo processo, ricordando il profetico ammonimento di Altiero Spinelli quando nel 1986 commentava l’Atto Unico Europeo (da lui considerato misera consolazione rispetto al suo Trattato Costituzionale del 1984 !) con la metafora del “Vecchio e il Mare” di Ernest Hemingway, che cattura il pesce più grosso di tutta la sua vita ma, nel cercare di portarlo a riva, subisce l’assalto dei pescecani che lo spolpano ed alla fine lui rimane … solo con la lisca !
Per non avallare un simile scenario, questa volta, il Movimento Europeo Italia sta cercando di ottenere, nello spirito della democrazia partecipativa che ha animato tutte le più recenti riflessioni sul futuro dell’Europa, che, nel periodo di passaggio del “dossier” dalla Commissione alla Plenaria (cioè tra il 12 ottobre e l’8 novembre) si tenga una “Agorà”, ovvero un incontro tra i parlamentari europei e i rappresentanti della società civile, per verificare insieme la coerenza tra le proposte elaborate con il concorso dei cittadini europei nell’ambito della Conferenza sul Futuro dell’Europa e gli emendamenti al Trattato di Lisbona ora messi a punto dal Parlamento Europeo uscente.
È chiaro che, ove questa riunione si dovesse tenere ed emergessero incoerenze tra quanto auspicato e quanto poi recepito, la prossima campagna elettorale europea assumerebbe toni differenti, con un più acceso fermento dei gruppi europeisti insoddisfatti della timidezza delle riforme auspicate. Ancora peggio sarebbe, poi, ovviamente, se l’”Agorà” venisse negata e non ci fosse più possibilità di irrobustire un progetto politico che, verosimilmente, si scontrerà poi, qualunque cosa auspichi il Parlamento Europeo, con la ritrosia di molti governi europei a riaprire i Trattati in vigore.
Insieme con la “vexata questio” dei sacrifici da compiere o no per contribuire attivamente alla mitigazione del cambiamento climatico su scala globale, credo che quello della funzione costituente del prossimo Parlamento Europeo sarà l’asse portante della prossima campagna elettorale europea: volete un’Europa più attiva sul piano istituzionale ed internazionale ? O preferite invece un’Europa che si auto-ridimensioni e restituisca agli Stati membri competenze e responsabilità, agendo solo quando miracolosamente gli interessi di tutti gli attori sembrano combaciare perfettamente ?
Torneremo su questi temi negli articoli dei prossimi mesi, per concentrarci soprattutto su due punti molto innovativi, di forte contenuto politico ma anche, paradossalmente, già attivabili anche a Trattati vigenti. Il primo riguarda l’applicazione delle c.d. “clausole passerella” per il passaggio nelle decisioni dall’unanimità al voto a “doppia maggioranza”. Il secondo riguarda l’accorpamento delle cariche apicali del governo dell’Europa, affidando alla stessa persona gli incarichi di Presidente della Commissione Europea e del Consiglio Europeo. Due grossissime riforme, fattibili senza troppe insidie giuridiche, sempre che vi sia sufficiente carica politica. Noi cercheremo di esserci in questo cruciale dibattito.
Foto di apertura: “Direzione centrale dei servizi elettorali (elezioni europee ed amministrative 2019)” del Governo italiano – Ministero dell’interno licenza CC BY 3.0.