Lo scorso 11 novembre nell’incantevole cornice della libreria Spazio Sette situata all’interno di Palazzo Cavallerini Lazzaroni, è stato presentato il IX ed ultimo volume della serie Le facciate parlanti” dal sottotitolo “Pescaggi e Ripescaggi” edito dalla Casa editrice MMC Edizioni di Maria Cristina Martini.

L’evento, organizzato dalla società The key to Rome, ha avuto come relatori l’autore del libro, l’Ing. Fabio Leone, il giornalista Marco Ravaglioli e lo storico dell’arte Pietro Mattei.

Il volume, uscito a luglio dopo un intervallo di ben sette anni dall’ultima pubblicazione della serie, viene proposto al pubblico con l’analisi di nuovi motti, e alcuni approfondimenti di altri già scoperti, da parte dell’autore Fabio Leone.

“Le facciate parlanti” vuole essere il traguardo di una lunga ricerca, svolta in giro per Roma, di iscrizioni e motti che caratterizzano numerosi edifici pubblici e privati. Il cospicuo materiale raccolto, composto da informazioni storiche e fotografie a colori originali ordinate in circa 600 singole schede per ciascun edificio, è stato suddiviso in nove volumi, divisi per Quartieri e Rioni. Per ciascun rione o quartiere è presente una planimetria indicativa con l’ubicazione dei luoghi citati, un elenco degli stessi, una breve storia del singolo rione o quartiere e le schede relative agli edifici con le facciate parlanti.

Soffermarsi sulle “facciate parlanti” serve anche a ripassare il latino. I motti usano per lo più la lingua dei buoni quiriti, anche quando non sono citazioni dai classici. Avviene non solo nelle costruzioni dei secoli scorsi ma anche su quelle d’inizio Novecento. Segno, notava Giulio Andreotti nella prefazione al secondo volume uscito nel 2009, che «la cultura classica anziché bistrattata e guardata con un po’ di disprezzo come sarebbe avvenuto in seguito, era sentita come patrimonio comune e largamente condiviso».

L’autore Fabio Leone, ingegnere, appassionato conoscitore di Roma ma soprattutto velista, ci  racconta come, girando per la sua amata città con il “naso all’insù”, è nato questo progetto editoriale: “Ogni qual volta che mi recavo allo stadio Olimpico, percorrendo il Lungotevere, fermo al semaforo del Piazzale delle Belle Arti, prima in bicicletta, poi in motorino o in automobile, il mio sguardo si posava regolarmente sulla facciata del palazzo d’angolo ed in particolare sul motto

“NIL DIFFICILE VOLENTI”

Col passar degli anni prima pensavo alle difficoltà della mia squadra del cuore, poi a quelle dell’università, poi a quelle della vita, e ogni volta dicevo tra me e me: vuoi vedere che quella facciata parlante ha ragione? Colpito dal significato del motto ed appassionato di cose romane, ho cominciato così a guardarmi in giro, prima occasionalmente, poi sempre più agguerrito alla ricerca di spunti nuovi: girando per Roma sia per lavoro che per svago, sempre in compagnia della macchina fotografica, ho cominciato a raccogliere numerose testimonianze fino a metterne insieme una raccolta compiuta di immagini, di testi, di traduzioni, che mi hanno indotto a farne una pubblicazione, e poi un’altra e poi un’altra ancora fino a quest’ultima.

Qui ancora una volta vale il motto : “Nil difficile volenti”

A partire dal Centro Storico per finire in periferia possiamo sceglierne qualcuna tra le iscrizioni di quelle esposte nel XI volume e non.

Cominciamo con il leggere a Via Giolitti 441, dietro la Stazione Termini, sulla facciata di un villino dei primi del novecento lo stemma FELIX ARCA, ovvero Arca Felice; il motto allude alla casa come un felice luogo di rifugio, protetto dal mondo esterno: oggi si addice ancor di più al villino trasformato in piccolo albergo.

 

Andiamo ora in Viale di Villa Massimo 13 dove su uno scudo di tipo nobiliare posto sulla facciata di un villino del 1927 leggiamo sullo stemma BENE VALE, che equivale ad un TU STIA BENE ovvero un saluto bene augurante verso chiunque entri in casa come segno di ospitalità.

 

 

Siamo ora in Via Rasponi 30, traversa di Viale Lanciani, dove su uno dei fronti del villino leggiamo inciso:

POST LABOREM DOMI LAETITIA

Dopo una giornata di lavoro c’è in casa letizia, ovvero gioia e riposo.

 

Dal primo volume facciamo un salto in Via Tevere 22, angolo Via Livenza, dove sulla facciata della Scuola Elementare e Materna “Grazioli Lante Della Rovere” leggiamo in un cartiglio:

ENTRATE LIETAMENTE O FANCIULLI, QUI SI INSEGNA, NON SI TORMENTA. NON FATICHERETE PER BUGIE O VANITA’. APPRENDERETE COSE UTILI PER TUTTA LA VITA

 

 

Con il volume ottavo oltrepassiamo l’Aniene, entriamo nella Città Giardino nel Nomentano e andiamo in Via Monte Scalambra 9, dove sulla facciata di un fabbricato realizzato per l’Istituto Case Popolari nel 1926 leggiamo un motto che è quasi la finalità di questa istituzione:

CHI NON HA CASA NON HA PATRIA

 

E ancora, riporto un’iscrizione citata nel secondo volume, che ritengo la più divertente ed esaustiva: si legge inciso sulla facciata del fabbricato del 1927 sito in Via Silvio Pellico n. 10, traversa di Viale delle Milizie, quartiere Della Vittoria:

MANEAT DOMUS DONEC FORMICA AEQUOR BIBAT

ET LENTA TESTUDO TOTUM PERAMBULET ORBEM

“Si conservi questo palazzo fino a quando la formica non abbia prosciugato il mare e la lenta tartaruga non abbia fatto il giro del mondo, ovvero si conservi all’infinito.”

A conclusione di questo lungo ed appassionato lavoro di Fabio Leone, possiamo ben dire che Roma, con i suoi monumenti, con i suoi palazzi e con le sue innumerevole strade, è ricchissima di iscrizioni di ogni genere: sono portatrici di una pluralità di messaggi di tipo storico, politico, ideologico, estetico, dinastico, letterario, celebrativo, giuridico e di indole morale, anche con fini artistici e decorativi, in versi ed in prosa, in latino o in italiano.

Tutte le foto sono dell’autrice

Foto di apertura di Michael Grundmann da Pixabay