Commenti al Decalogo per i candidati alle elezioni europee https://www.tuttieuropaventitrenta.eu/decalogo-europeista-prossime-elezioni-europee/#comment-5
Carlo Cottarelli è un economista, oltre che un politico ed un editorialista, un esperto di politiche fiscali e monetarie, riconosciuto a livello internazionale grazie anche alla sua esperienza come alto funzionario del Fondo Monetario internazionale, ma più noto in Italia soprattutto per due progetti che non sono andati a buon fine, da un lato la famosa “spending review”, di cui avremmo ancora tanto bisogno ma non che si è mai veramente riusciti a fare e dall’altro per essere stato incaricato nel 2018 dal Presidente Mattarella per formare un governo tecnico, tentativo naufragato a favore del più politico governo Conte/Salvini. Pensando alla nota immagine di lui che sale a piedi al Quirinale con lo zainetto sulle spalle verrebbe quasi da dire: sarebbe stato troppo bello, e lui troppo bravo, per essere vero. Ma di lui si parla anche in questi giorni come possibile candidato alle prossime elezioni europee e per questo gli chiediamo se sarà effettivamente su una lista e se condivide i contenuti del Decalogo europeista (link alla landing page) che l’associazione TUTTI sottopone all’attenzione dei candidati, per far parlare più di Europa che di politica interna e per distinguere gli europeisti dagli euroscettici.
Cottarelli al momento non conferma “me lo hanno chiesto in diversi ma la situazione non è ancora chiara e non ho ancora preso nessuna decisione”.
Sul Decalogo invece si dice “sostanzialmente d’accordo” ma commenta “sono tutte buone idee ma che non si realizzeranno, tanto varrebbe aggiungere un undicesimo punto per dire chiaro che vogliamo gli Stati Uniti d’Europa!”.
Una volta confermata la totale sintonia europeista, passiamo all’esame dei contenuti del Decalogo partendo naturalmente dalla materia economica (punti 8, 9 e 10) e in particolare dalla comunitarizzazione del debito sul quale Cottarelli dice: “ogni Stato ha creato un suo debito per decisioni che ha preso da sé e per questo deve rimanere responsabile del suo debito quindi non ritengo giusto mettere insieme il debito dei diversi paesi, ma ritengo invece giusto che ci sia un debito comune per le decisioni che in futuro saranno prese in comune”.
“Il momento Hamiltoniano è stato una cosa diversa – puntualizza Cottarelli – gli Stati Uniti l’hanno fatto perché il debito degli Stati era stato generato da una guerra combattuta in comune, mentre il debito degli Stati europei è stato generato dal fatto che ognuno ha avuto una diverso approccio alla spesa sociale, alcuni paesi l’hanno fatto in deficit e altri no, quindi non ritengo giusto mettere insieme il debito dei diversi paesi, ma ritengo invece giusto che ci sia un debito comune per le decisioni che in futuro saranno prese in comune. Certo, questo vuol dire avere un bilancio di dimensioni più grandi che può andare in deficit per certe cose ma che ha la sua potestà impositiva. Allora questo Stato, questa Unione, è di fatto una federazione cioè questo diventa un debito federale per cose decise in comune”.
“Anche nel caso della proposta di rendere permanente il meccanismo del Next Generation EU – prosegue Cottarelli – non è esattamente così, perché non si tratta di cose veramente decise in comune, ma ogni Paese presenta dei progetti che poi sono approvati in comune. Non è ancora quello che invece accade negli Stati federali, ma questa è comunque la direzione in cui si deve andare”.
Per quanto riguarda il futuro del Green Deal, Cottarelli spiega “significa essere consapevoli di dover sacrificare qualcosa per le generazioni future, ma anche per le generazioni attuali. Io ritengo che sia una cosa importante da fare ma in collegamento con le riforme istituzionali perché allo stato attuale le regolamentazioni sono decise a livello europeo, dai due colegislatori, però poi l’esecuzione in termini finanziari viene lasciata ai singoli Stati. Il problema sarebbe invece superato se si aumentasse il bilancio dell’Unione europea. A questo punto se si introducesse una regolamentazione verde, che in qualche modo richiede un sacrificio per esempio a certi settori, questo potrebbe essere finanziato con soldi del bilancio europeo che abbia risorse proprie”.
“Al momento accentriamo molto di più la regolamentazione di quanto non accentriamo il bilancio – prosegue- e questo potrebbe portare chi è antieuropeista a chiedere di ridurre il potere regolatorio dell’Unione europea e non aumentiamo il bilancio. Io naturalmente farei l’esatto contrario” conclude Cottarelli.
Stesso approccio per quanto riguarda la promozione e la difesa dei diritti fondamentali nell’UE (punto 1) “sono assolutamente d’accordo – dice Cottarelli – l’Europa è un insieme di Paesi che hanno costumi e abitudini democratiche diverse ma fin dall’inizio è stato chiaro che dovevano rispettare certi principi. Se alcuni Paesi non li vogliono rispettare ci devono per forza essere delle conseguenze, anche economiche” dice con riferimento alla sospensione dei fondi europei per i paesi che non rispettano gli standard democratici.
Sul secondo e terzo punto del Decalogo, relativi alla necessità di modificare i Trattati prima dei prossimi allargamenti e di sottoporli ad un referendum unico europeo Cottarelli è più mitigato: “in via di principio sono d’accordo però questo in pratica vorrebbe dire non fare entrare nessuno perché la revisione dei trattati non è una cosa che si può fare rapidamente e questo potrebbe avere anche effetti indesiderati se la proposta di revisione dovesse essere poi respinta dai cittadini. Di contro è anche vero che non ha senso andare avanti ad aggiungere Stati senza che ci sia una struttura tale per cui la gestione dell’Unione diventi praticabile” dice riferendosi per esempio alle aree in cui persiste il diritto di veto e al numero dei Commissari, al momento uno per paese “ma mi risulta che la Commissione stia studiando quali siano le modifiche in questo senso che possano essere attuate a Trattati invariati”.
Cottarelli è anche d’accordo che il Parlamento debba avere potere di iniziativa legislativa mentre non ritiene utile che il Parlamento abbia una funzione costituente (punto 4) “se non c’è prima la volontà politica dei Paesi membri di fare un cambiamento dei Trattati”. Lo stesso vale per la proposta di unificare i ruoli di Presidente della Commissione e del Consiglio (punto 5), una riforma attuabile senza dover modificare i Trattati “Mi sembra una buona idea – dice Cottarelli – ma credo che non si farà”.
Cottarelli è scettico anche sulla possibilità di chiedere un seggio europeo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o una voce europea unica alla NATO e commenta scoraggiato “purtroppo non siamo riusciti a farlo neanche per l’area Euro nell’ambito dell’FMI. L’Italia aveva molto insistito all’epoca perché sarebbe stato un punto di partenza, ma non si è riusciti a fare neanche quello”.
Lo stesso atteggiamento europeista Cottarelli lo applica anche in materia di scelte sociali (punto 7 del Decalogo) per esempio per quanto riguarda le migrazioni “noi abbiamo senz’altro bisogno di immigrati però gli immigrati devono essere regolari perché altrimenti sorgono problemi enormi di integrazione e di rigetto della stessa immigrazione” e anche in materia di istruzione per cui il programma Erasmus per esempio “servirebbe anche per creare i migliori cittadini europei, perché ogni miglioramento dell’istruzione è un elemento fondamentale sia dal punto di vista economico, sociale e politico.
Foto di apertura di: Quirinale.it, Attribution, commons.wikimedia.org