Personalmente mi ritengo un liberal democratico, molto progressista soprattutto sui Grandi Diritti quale i Diritti della Donna, i Diritti delle Persone Omosessuali, la libertà di scelta sul Fine Vita, ma credo che nessun Diritto possa esistere laddove non ci sia il massimo rispetto della Legalità e dell’ordine: se le autorità di Polizia danno una disposizione, si rispetta. Senza se e senza ma.

Credo anche che l’Antifascismo debba essere una scuola di Diritti e Libertà a cominciare dal massimo rispetto per le opinioni altrui, purché queste opinioni rispettino il tuo pensiero e la tua libertà.

Di conseguenza un vero antifascista deve essere in grado di dialogare puranco con un fascista (ammesso che questi riesca a esprimersi in un italiano comprensibile e soprattutto non violento).

Un vero antifascista, per coerenza, dovrebbe essere fermamente contrario ad ogni declinazione del fascismo, a cominciare dalla più pericolosa: il comunismo. Quel regime che ovunque, ripeto ovunque, sia stato applicato, ha negato tutti i diritti civili, ha creato dei gruppi di privilegio e potere, ha sfruttato e spesso ucciso milioni, se non decine di milioni di persone.

Naturalmente so perfettamente che una marea di italiani ha creduto, forse crede ancora, in un comunismo totalmente diverso, ma oggettivamente, quando la prova dei fatti dice che hai sbagliato, dovresti ammettere l’errore.

Ma oltre a questo Antifascismo c’è l’Antifascismo fascista, quello che descrive anche Pierpaolo Pasolini in un suo libro con lo stesso nome di questo articolo riferendosi in particolare all’incoerenza di molti antifascisti (fa un lungo elenco nominale) riguardo Pannella e il suo sciopero della fame.

L’antifascismo è in realtà un fenomeno degli anni ‘70

Molti di voi ricorderanno quei gruppi, in genere di sfigati, che si arrogavano il titolo di antifascisti, i titolari del pensiero dell’unico pensiero ammissibile.

Il loro pensiero non poteva essere messo in discussione, se non al prezzo di essere tacciati di fascismo e di beccarsi un fracco di botte.

Detto in sintesi: insomma io sono “il” pensiero antifascista, tutto quello che è fuori di me è pensiero fascista: quale pensiero più fascista di questo esiste?

Negli anni 70 addirittura parlare di patria, parlare di Italia, parlare di orgoglio nazionale, men che mai sbandierare il tricolore, significava automaticamente essere considerati da questi tipi come fascisti.

Va riconosciuto allo sport, in particolare al calcio, il merito di aver sdoganato l’amore per il tricolore, per il nostro paese per la patria per le nostre tradizioni per il nostro popolo, per la nostra cultura per il nostro stile di vita che oggi appaiono essere molto diffusi. Addirittura, molte pubblicità fanno diretto riferimento a sentimento nazionale.

Giampaolo Pansa, storico e giornalista (a lungo per l’Espresso) ha dichiarato di “essere politicamente scorretto, di dire tutta la verità, nient’altro che la verità” sulla RSI : ebbene è stato oggetto di numerose critiche , il che per carità se fatte in modo civile e documentato, ci stanno tutte. Ma anche di vere e proprie Aggressioni Squadriste in perfetto stile protofascista, durante la presentazione dei suoi libri.

Oggi il pericolo fascista non è quello della Meloni e neppure di quel pagliaccio di Vannacci che perlomeno ha la faccia tosta di definirsi e definire alcuni suoi sodali “camerati”. Una macchietta.

Il vero pericolo fascista oggi è quello, paradossalmente, dei sedicenti antifascisti che stabiliscono come si deve parlare, quali idee sono ammesse e quali no, siamo anche arrivati al Fascistometro: fascismo puro.

Tempo fa scrissi un articolo sulle macchine elettriche in cui evidenziavo una serie di motivazioni tecniche che rendevano l’obbligo delle macchine elettriche, una decisione che avrebbe peggiorato, e anche di molto, la situazione ambientale.

Ci furono persone che mi dissero che non erano d’accordo con quell’articolo.

Ora, ci mancherebbe: se ritieni che alcune delle argomentazioni di carattere tecnico non siano corrette, fammi le dovute controdeduzioni, tecniche pure quelle però, e ne parliamo, non c’è problema.

Al riscontro dettagliato delle critiche viene fuori contrarietà invece era un problema ideologico: il mio articolo non rientrava negli stilemi e nei criteri dell’ambientalismo radicale, quindi era fascista.

Siccome io fascista non lo sono mai stato, né mai lo sarò mai, mi ritiro, esco dal gruppo.

Statemi bene.