Scrivere del premio Strega e della sua storia è parlare di qualcosa che si snoda nel tempo e che ha le sue radici in una grande passione per la lettura dei famosi coniugi Bellonci. Visitare la loro casa, nell’elegante quartiere Parioli di Roma, oggi sede della Fondazione Bellonci, (aperta al pubblico, previa prenotazione sul sito della Fondazione, nei fine settimana) è come fare un viaggio all’indietro e rivedere gli incontri e gli scambi di quello gruppo di amici che originariamente si incontravano la domenica.

Vi è stato, infatti, un periodo lungo delle nostre vite che la domenica era un giorno dedicato al riposo e agli incontri in famiglia e con gli amici. Ancora oggi nei corsi di insegnamento dell’italiano per gli stranieri vi è sempre una lettura dedicata al pranzo della domenica in Italia.

Nell’era dei centri commerciali e dei negozi aperti tutta la settimana, visitando casa Bellonci si percepisce la sacralità di quel giorno di festa; aggiungo che proprio a ricordo di quella magia di quel gruppo di amanti del leggere ancora oggi i votanti del Premio Strega si chiamano “gli amici della domenica”.

Vi è tuttavia un mistero e un pudore sui loro nomi e sulle loro identità, eppure ogni anno loro riescono a ricreare una magia e la sera della premiazione a Ville Giulia (il più importante Museo sugli Etruschi in Italia) vi è sempre un’atmosfera sospesa e di grande fascino in cui tutti aspettano di vedere i voti sulla lavagna per capire chi sarà il premiato di questa edizione; anche se a volte si desirerebbe che questa serata fosse meno blindata.

Alcuni parlano di questo Premio come una grande operazione di incassi, in cui gli editori che sono in lizza riescono finalmente a vendere un numero di copie cospicuo dei volumi candidati. La fascetta “Strega” sul libro attira in libreria e molti lettori incuriositi comprano.

Ma questo potrebbe essere solo uno degli aspetti dello Strega: i clienti delle librerie comprano di più?! Questo vuol dire che comunque si legge di più, e questa sarebbe una fortuna in un paese in cui si legge poco e in genere esiste solo una nicchia di grandi lettori.

In altre parole, si creerebbe un effetto volano e tutti amerebbero leggere i libri che sono selezionati e candidati per il premio. In questa smania di lettura, la stessa viene promossa e si incrementa anche la voglia di confrontarsi e capire perché quel libro sia stato scelto o perché abbia vinto invece di un altro.

Molto spesso i giudizi e gli apprezzamenti dei lettori sono molto diversi da quelli della giuria e in questa conflittualità, che il lettore si lamenta e senza farsi marginalizzare, nei suoi spazi, critica apertamente la scelta della giuria.

Comunque quest’anno la decisione dei giurati ha avuto anche un’altra tipicità. I finalisti erano rappresentati da sei libri (5 grandi case editrici e 1 piccolo editore) i cui autori hanno girato per quasi un mese tutta l’Italia per avere consensi; 3 scrittori e 3 scrittrici che nonostante la rivalità, amavano farsi degli scherzi e ridere assieme.

I lettori sono andati ad incontrarli nei vari eventi organizzati in giro per l’Italia e molti hanno comprato i loro libri, incuriositi quest’anno, anche dal fatto della presenza della eguale ripartizione tra scrittori e scrittrici.

In questa operazione che alcuni definiscono, come si è detto, solo commerciale, in realtà il libro diventa protagonista e avviene proprio una vera campagna per incoraggiarne la lettura ed è questo il fascino di questo premio o di tutti i premi in generale, un libro candidato o vincitore attira ed è una ragione in più per leggerlo.

Inoltre molto spesso il consenso del pubblico non coincide con la scelta della giuria.

Tuttavia quest’anno il libro stregato non è stata una sorpresa; è da anni che la brava Donatella Di Pietrantonio è finalista al Premio Strega. In questa edizione con il suo libro “L’età fragile” (editore Einaudi) vince e conquista il consenso, quasi come se le fosse dato un riconoscimento per le tante delusioni provate e le occasioni perdute; inoltre nei giorni precedenti le era stato anche conferito il premio Giovani, che ha appunto regole e giurati completamente diversi; due premi quasi per compensare un consolidato cammino di scrittrice.

Comunque lo Strega dato ad una scrittrice non è molto frequente, dobbiamo quindi rallegrarci di questa scelta e sottolineare che anche i libri finalisti delle altre due scrittrici destano interesse. Chiara Valerio con il volume “Chi dice e chi tace” (editore Sellerio) e Raffaella Romagnolo con “Aggiustare l’universo” (editore Mondadori) hanno ben contribuito a far colorare di rosa la LXXVIII edizione del Premio Strega.

Aggiungo che per decidere se veramente il nostro pensiero, ovvero quello del lettore comune, coincida con quello della giuria, non resta che leggerli!

Ecco i magnifici sei, in ordine di classifica: Donatella Di Pietrantonio, Dario Voltolini, Chiara Valerio, Raffaella Romagnolo, Paolo Di Paolo e Tommaso Giartosio, a loro rimarrà legata per sempre questa edizione.