a cura di

Rodolfo Ruocco

Disfatte a catena, silenzio di Salvini

Il congresso della Lega appare e scompare come un fantasma. Più esattamente il congresso della “Lega Salvini premier” non si sa quando si terrà. Il cambio di nome del Carroccio in chiave personale voluto dal segretario non dà più certezze. Forse il congresso si celebrerà entro la fine dell’anno, più probabilmente tra febbraio e marzo 2025.

Roberto Vannacci

Sono troppe e gravi le sconfitte elettorali. Matteo Salvini lo scorso marzo, con la Lega in subbuglio per le disfatte, aveva annunciato il congresso dopo le elezioni europee di giugno. Il voto per il Parlamento europeo c’è stato, è arrivata una nuova batosta, ma c’è il silenzio sul congresso. Roberto Vannacci, con un piede dentro e uno fuori dal Carroccio, fa un accenno al congresso ai primi di ottobre al raduno di Pontida. Il generale su posizioni di estrema destra, caro a  Salvini, accenna a una possibile mozione alle assise «quando ci sarà un congresso».

Salvini parla d’altro. Il Capitano spinge il partito a destra, sempre più a destra. Silenzio sulla disfatta elettorale della Lega. Problema rimosso. Anche a Pontida nessuna analisi sui motivi per i quali il Carroccio perde da anni una valanga di consensi mentre Fratelli d’Italia di Meloni resta saldamente il primo partito italiano.

Mancano i perché la Lega è sprofondata al 9% dei voti nelle elezioni europee di giugno dalle stelle di oltre il 34% del 2019. Non solo è surclassata da Meloni con quasi il 29% ma anche da Tajani, segretario di Forza Italia orfana di Silvio Berlusconi, con il 9,6%. È uno sgretolamento continuo. Anche le elezioni regionali degli ultimi mesi confermano il trend fortemente negativo. Analisi e proposte di rilancio mancano ma fioccano gli slogan.

Congresso della Lega, Geert Wilders, Matteo Salvini, Viktor Orbàn

Geert Wilders, Matteo Salvini, Viktor Orbàn

Nel raduno di Pontida domina il tema dei migranti. Emerge lo slogan di “Non è reato difendere i confini” legato ai guai giudiziari di Matteo Salvini: il tribunale di Palermo lo deve giudicare per l’accusa di sequestro di persona (i pubblici ministeri hanno chiesto 6 anni di carcere per il segretario della Lega per non aver fatto sbarcare nel 2019, quando era ministro dell’Interno, circa 150 migranti).

Nel pratone di Pontida ci sono vasti vuoti di militanti. Manca Umberto Bossi anche quest’anno, ma ci sono i leader di quasi tutta l’estrema destra europea. Viktor Orbàn non lesina elogi, definisce il segretario della Lega «un eroe» e «un patriota europeo». Il primo ministro ungherese usa toni duri: «L’attacco a Salvini è una vergogna». Si scaglia contro l’immigrazione clandestina: se continuerà «noi da Budapest i migranti li porteremo a Bruxelles e li deporremo davanti agli uffici di Bruxelles». A Pontida la destra radicale europea si fa sentire, c’è l’internazionale sovranista. Nasce “la Santa alleanza dei popoli europei”, come la chiama Salvini, cioè i Patrioti, il terzo gruppo più forte dell’Europarlamento. Meloni è fuori, in competizione, fa parte dei Conservatori, il quarto gruppo, dialogante con i Popolari di Ursula von der Leyen, la presidente della commissione europea.

Matteo Salvini e Luca Zaia

Da tempo Bossi critica Salvini contestando la svolta nazionalista e sovranista del suo successore. Molti esponenti dell’era bossiana come Roberto Castelli hanno lasciato la Lega nazionale di Salvini e fondato gruppi alternativi o sono confluiti in Forza Italia. Altri sono rimasti ma reclamano il federalismo e la difesa degli interessi dei ceti produttivi del nord Italia. Agli imprenditori del Nord, in particolare, serve la forza lavoro degli immigrati.

Da Zaia, Fedriga, Fontana, presidenti leghisti del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia, in passato sono emersi accenti critici verso Salvini. In particolare la richiesta è di affrontare i problemi con proposte riformiste senza impostazioni populiste. Il governatore del Veneto vuole una Lega centrista non di destra, antifascista, antirazzista, inclusiva. Qualcuno ha indicato Zaia come possibile nuovo segretario del Carroccio. Ma poi il problema incandescente di come rispondere alle sconfitte elettorali è stato rimosso.

Quasi certamente il Capitano si ricandiderà. Probabilmente qualcosa ribolle nel corpo profondo del Carroccio stordito. Per ora lo scontro è sotterraneo.

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