Musk alla ribalta assieme a Trump. È l’era dei miliardari al potere. Comincia Silvio Berlusconi in Italia. Nel 1994 si sfidano alle elezioni politiche il Cavaliere e Achille Occhetto segretario del Pds, il partito post comunista erede del Pci. Vince il proprietario di Mediaset che riesce ad unire per la prima volta tutte le destre italiane, compreso il Msi di Gianfranco Fini e la “gioiosa macchina da guerra” di un centro-sinistra incerto è sbaragliata. Da allora la sinistra italiana elegge per decenni Berlusconi a suo nemico numero uno senza grande fortuna e la sua morte la rende orfana del nemico storico.
Nelle elezioni presidenziali del 5 novembre 2024 negli Stati Uniti vince Donald Trump battendo la democratica Kamala Harris. Così “the Donald” torna alla Casa Bianca dopo il primo mandato del 2016. La destra americana stravince giocando tre carte: lotta all’immigrazione clandestina, all’inflazione, alla guerra in Ucraina e in Medio Oriente. Le tre carte piacciono molto ai ceti popolari che prima votavano per i candidati del Partito democratico.
Ora gli occhi sono puntati sul futuro governo americano: Elon Musk avrà un ruolo importante. Un elegante smoking e magliette con graffiti più cappellino da baseball. Musk ama stupire e primeggiare. In smoking va alle serate di gala, con maglietta e cappellino saltella e parla ai comizi di Donald Trump.
È ricco, ricchissimo, molto più del nuovo presidente in pectore degli Stati Uniti. Anzi, è l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio stimato di circa 300 miliardi di dollari. Ironia della sorte per le dure campagne anti migranti di Trump, Musk è un immigrato: è nato in Sudafrica e naturalizzato americano. E negli Stati Uniti ha fatto fortuna grazie alle innovative aziende da lui fondate: Tesla (auto elettriche), Space X (astronavi), Starlink (satelliti per Internet che ruotano attorno alla Terra), X ex Twitter (una rete sociale di Internet).
Miliardari al potere a Washington. Il repubblicano Trump vince le elezioni per il ritorno alla Casa Bianca e il super imprenditore digitale guadagna in un solo giorno oltre 20 miliardi in Borsa: il mercato premia la sua campagna elettorale vincente in favore di “the Donald”.
Musk è interessato a mietere profitti, i più alti possibili. È poco interessato ad accertare se Trump sia o no un golpista. Trump il 6 gennaio 2021 fa un discorso infuocato contro le «elezioni rubate» e subito migliaia di estremisti trumpiani assalgono il Congresso per impedire l’insediamento di Joe Biden.
Certamente Musk è un geniale imprenditore nell’alta tecnologia, sogna persino di colonizzare Marte. Il presidente eletto lo loda appena annuncia la sua vittoria: «È nata una stella…Un super genio, va protetto. Ne abbiamo pochi». Per Musk sceglie un posto di rilievo nella nuova amministrazione repubblicana che nascerà nel gennaio 2025: si occuperà , assieme a Vivek Ramaswamy, del nuovo Dipartimento per l’Efficienza governativa. Trump mesi fa aveva annunciato il progetto di affidare a Musk una “commissione per l’efficienza del governo”. L’idea, accettata dal fondatore di Tesla e di Space X, era di fornire «raccomandazioni per riforme drastiche».
Probabilmente ora i dipendenti federali statunitensi non dormiranno più sonni tranquilli la notte. La revisione dell’organizzazione degli uffici pubblici potrebbe comportare massicci licenziamenti. Il proprietario e amministratore delegato di Tesla e Space X è un capitalista d’assalto dell’era digitale: bada solo al profitto, non ha una visione sociale delle aziende. Dopo aver comprato Twitter, poi ribattezzata X, vara licenziamenti di massa per tagliare i costi e fare utili. Non sente ragioni.
Miliardari al potere. Lo stesso copione potrebbe ripetersi anche ai vari ministeri ed enti federali degli Stati Uniti. Salvo sorprese, la scure potrebbe cadere anche sulla Nasa (l’ente spaziale) e il Pentagono (il dicastero della Difesa). In questo caso si potrebbero aprire due problemi enormi: 1) i funzionari nuovi assunti dopo gli eventuali licenziamenti potrebbero essere tutti politicamente allineati con Trump, 2) la Nasa e il Pentagono già adesso sono due ottimi clienti per Musk, ma se l’imprenditore nato in Sudafrica ne acquisisse in qualche modo il controllo sorgerebbe un gigantesco conflitto d’interessi tra quelli privati (da venditore di attrezzature e di servizi) e quelli pubblici (di indirizzo o di verifica dell’operato).
Musk cerca affari in tutto il mondo, anche in Italia. È in forte sintonia con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi negli incontri a Roma e a New York. Con l’Italia ci potrebbero essere in ballo due affari: 1) la copertura di Internet veloce della Penisola grazie alla rete dei satelliti Starlink, 2) la costruzione di una fabbrica di auto elettriche Tesla. La presidente del Consiglio sente al telefono Musk, si congratula per il successo elettorale: «Sono convinta che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un’importante risorsa per gli Stati Uniti e per l’Italia».
Le sorprese, molto poco piacevoli, già da ora non mancano. Musk interviene sullo stop dei magistrati italiani al trasferimento degli immigrati irregolari in Albania: «Questi giudici se ne devono andare». Sergio Mattarella respinge l’interferenza sull’indipendenza dell’Italia. Il presidente della Repubblica è perentorio. Parla dell’Italia: chiunque «deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni». Giorgia Meloni interviene sull’imprenditore miliardario e quest’ultimo fa sapere «il suo rispetto» per Mattarella e la Costituzione italiana.
Musk è un visionario. Lavora alle auto volanti, all’intelligenza artificiale e a portare l’uomo su Marte, il pianeta rosso del nostro sistema solare. Assicura: «Il futuro sarà fantastico». Ma alle volte anche a lui sorgono dubbi. Sembra che abbia domandato al suo futuro biografo: «Secondo te sono pazzo?».