Tre sciagure subito ignorate

Una delle cose più affascinanti da fare in un aeroporto, mentre si attende l’imbarco, è guardare il cartellone, in cui si avvicendano città vicine e lontane. È bello avere a portata di un volo il mondo intero, collegato da linee aeree che attraversano le frontiere regalandoci il lusso di un viaggio veloce. La vivacità dello spazio aereo è sintomo di pace; la guerra invece lo svuota, come è successo in Ucraina, dove gli aeroporti civili sono fermi da tre anni i voli civili lasciano spazio ai cacciabombardieri e ai missili balistici.

Immagine di un Boeing 777 di linea della Malaysia Airlines

Immagine di un Boeing 777 di linea della Malaysia Airlines

Ma ci sono dei voli che non sono mai arrivati a destinazione anche se, in teoria, volavano dove ufficialmente non c’è lo stato di guerra. A farli schiantare non è un incidente, ma una interferenza dei militari. Negli ultimi cinque anni contiamo ben tre casi di aerei civili colpiti prima dai militari, e poi dall’omertà dei regimi dittatoriali. Amsterdam – Kuala Lumpur. Teheran – Kyiv. Baku – Grozny. Tre tratte in apparenza distanti, tre sciagure tremende, caratterizzate da un unico pattern: colpire senza motivo e non riconoscere di averlo fatto, per poi oscurare le prove e negare le proprie responsabilità. Questi tre incidenti hanno un’altra particolarità in comune: non c’erano a bordo cittadini italiani, per cui, per quanto impressionanti, non sono rimasti a lungo nella memoria condivisa. Ma vanno ricordati, perché il male, se agisce impunito, continuerà a colpire.

2014 Abbattuto un Boeing che sorvolava l’Ucraina

A luglio del 2014 pochi si rendevano conto cosa stesse accadendo nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Il governo russo lo presentava al mondo come un conflitto interno, ingaggiato da semplici abitanti locali armati con i fucili da caccia. Pur sapendo che c’era un loro contingente militare, le autorità russe insistevano a dire che lì ci sono “i semplici minatori e trattoristi” che si sono approvvigionati in una armeria. La voce dell’Ucraina, all’epoca, non veniva ascoltata. Non c’era da sorprendersi, se l’aviazione civile continuava a volarci sopra, ignara dei pericoli.

Infatti, l’aereo della Malaysian Airlines, partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur, stava sorvolando una zona considerata sicura, quando i militari russi hanno deciso di colpirlo. Perché l’hanno fatto? Quale abbaglio hanno preso? È mai possibile confondere un Boeing-777 con un aereo militare? Fatto sta che hanno lanciato un missile terra-aria, causando la morte di 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio, bambini e neonati inclusi. C’era il mondo intero in quell’aereo, dall’Olanda alla Nuova Zelanda. La loro fine fu atroce e istantanea. Una volta colpita la cabina di pilotaggio, già prima dello schianto, erano tutti morti: i passeggeri in prima classe uccisi dai frantumi, quelli in seconda soffocati e assiderati.

Un lanciatore BUK-M2: un razzo come quelli raffigurati ha colpito l’aereo partito da Amsterdam.

Un lanciatore BUK-M2: un razzo come quelli raffigurati ha colpito l’aereo partito da Amsterdam.

Ma il loro calvario non era finito: sul luogo dello schianto non sono arrivati gli esperti, bensì gli sciacalli. Hanno fatto man bassa raccogliendo i bagagli, cercando oggetti di valore e pavoneggiandosi con quanto ritrovato sui social. I militari russi che si spacciavano per “separatisti” hanno rivendicato subito l’accaduto, vantandosi di aver abbattuto un AN-26 militare ucraino. Premesso che fosse stato vero, il fatto già di per sé sarebbe stato molto grave: se a combattere non fossero formazioni militari vere e proprie, bensì un gruppo di “ribelli”, questi non avrebbero dovuto avere le armi capaci di colpire un aereo. Subito dopo hanno cambiato versione: sarebbe stata la colpa di un caccia ucraino… anzi no, era davvero un missile terra-aria BUK, ma usato dagli ucraini. Mentre i portavoce dell’esercito russo fornivano le loro astruse versioni per discolparsi, i loro sodali facevano di tutto per rallentare e depistare l’indagine e nascondere le prove. Ci sono voluti otto anni di indagini per arrivare alla sentenza del 17 novembre 2022 che indicava i quattro esecutori materiali, condannati all’ergastolo in contumacia.

2010 Sciagura dell’aereo presidenziale polacco

Se vi sembra che l’indagine di Malaysian Airlines fosse stata troppo lenta, bisogna ricordare la sciagura aerea di Smolensk, in cui la caduta del Tu-154 presidenziale polacco aveva causato la morte di 96 persone. Il volo, partito da Varsavia alla volta di Smolensk, trasportava una delegazione riunita per commemorare il settantesimo anniversario della strage di Katyn effettuata nel 1940 dai sovietici con la fucilazione di parte dell’élite intellettuale e militare polacca. Nella sciagura di Smolensk morirono il presidente e sua moglie, numerosi parlamentari, militari, prelati ed esponenti della società civile polacca.

Rottami dell’aereo del Presidente della Polonia presso Smolensk

Rottami dell’aereo del Presidente della Polonia presso Smolensk

L’indagine è durata ben dodici anni, dal 10 aprile del 2010 al 11 aprile del 2022 e di fatto non è ancora ufficialmente chiusa. Nonostante le interferenze delle autorità russe e il rifiuto di consegnare alla Polonia il relitto dell’aereo, una nuova indagine effettuata da una commissione polacca ha dimostrato che vi erano tracce di esplosivo sui frammenti della carlinga. Pertanto ha ipotizzato, pur con cautela, ciò che era stato immaginato fin dall’inizio: l’incidente era premeditato e causato da un’esplosione interna, dovuta alla presenza di esplosivi, forse collocati durante la revisione dell’aereo effettuata da tecnici russi. Per ora non sono stati individuati i responsabili del disastro. In entrambi i casi, i veri responsabili sono rimasti impuniti. Nessuno ha osato chiedere conto allo Stato che ha armato i criminali e li ha lasciati agire a loro piacimento o seguendo gli ordini dall’alto. Nessuna responsabilità significa niente risarcimento, niente giustizia. Alle vittime restano solo cerimonie commemorative e monumenti.

2020 Abbattuto un aereo appena decollato da Teheran

La seconda tragedia dello stesso stampo era accaduta in una zona geografica diversa, ma era pur sempre legata all’Ucraina: l’8 gennaio del 2020 fu colpito un aereo della “Ukraine International Airlines” partito dall’aeroporto di Teheran e diretto verso Kiev. Anche in quel caso si trattava di un Boeing, ed è stato abbattuto immediatamente dopo il decollo. Le 176 persone a bordo, fra cui 15 bambini, sono morte all’istante. Secondo Al Arabiya i “Guardiani della Rivoluzione” iraniani, dislocati nei dintorni dell’aeroporto civile, hanno scambiato il velivolo per un missile da crociera e hanno lanciato ben due missili terra-aria per fermarlo. L’aereo è caduto a pochi chilometri dall’aeroporto, completamente distrutto nell’impatto.

Interno dell’Aeroporto di Teheran

Interno dell’Aeroporto di Teheran

Le autorità iraniane hanno agito inizialmente seguendo le orme dei russi: negare il tutto, nascondere le prove, ostacolare le indagini. Di fronte alle proteste d piazza, la guida suprema Khamenei ha difeso le ragioni dei pasdaran, di fatto approvando l’omicidio. Sotto la minaccia di non vedere più le salme dei propri cari, i famigliari delle vittime iraniane furono costretti a dichiarare la loro lealtà al governo. I funerali si svolsero sotto stretta sorveglianza delle forze dell’ordine, per evitare le proteste. Diversi mesi dopo, Teheran ha dovuto ammettere di malavoglia che l’abbattimento c’è stato. Errore umano, succede. Nessuna responsabilità, nessun pentimento.

Natale 2024 Disastro in Kazakhstan

Per chiudere il triangolo, ci spostiamo dall’Iran in Azerbaijan. 25 dicembre 2024 un regolare volo di linea, con 62 passeggeri e 5 membri di equipaggio, partito da Baku si avvicina all’aeroporto di Grozny e all’improvviso perde il segnale GPS. Il velivolo resta in volo ad aspettare per quasi un’ora e mezzo, quando dall’esterno arriva un colpo che causa gravi danni, documentati dai passeggeri. I piloti, pensando alla causa più comune, quella di un uccello nel motore, chiedono il premesso di dirottare il volo su un’altra pista di atterraggio, giacché ce ne sono diverse intorno a Grozny, vicine e accessibili. L’aereo vola in direzione di Makhachkala, ma i controllori di volo lo indirizzano verso Aktau, in Kazakhstan, ben più lontano. Per arrivarci devono sorvolare il Mar Caspio, con il sistema idraulico totalmente fuori controllo. Grazie al coraggio e alla professionalità dei piloti, uno dei quali aveva studiato in Ucraina, l’aereo riesce ad arrivare oltre il mare. Usando in modo sapiente i motori, i piloti si avvicinano all’aeroporto di Aktau, ma si schiantano al suolo. L’aereo si spezza in due e solo chi era nella parte posteriore riesce a sopravvivere e a testimoniare.

Embraer 190 di linea

Embraer 190 di linea

Le tracce dei colpi sono eloquenti: sui rottami della coda sono evidenti buchi da shrapnel, tipici per un colpo di difesa antiaerea. Le indagini sono in corso, ma in linea di massima gli esperti confermano: ancora una volta, ad intervenire sarebbero stati i militari che hanno sbagliato il bersaglio. Le domande che sorgono sono tante. Come si fa a scambiare un Embraer 190 con un drone? Quanto sono efficaci le difese aeree russe, se i droni ucraini arrivano così lontano dalla linea del fronte? Che competenze hanno i militari che gestiscono i sistemi antiaerei a Grozny? Le risposte sarebbero imbarazzanti per Mosca. Invece di riconoscere le proprie responsabilità, i portavoce del Cremlino si sono ingegnati ad escogitare le versioni più bizzarre dell’accaduto, come già avevano fatto dopo l’abbattimento della Malaysia Airlines.

C’è qualche speranza di ottenere giustizia?

In questo abbattimento recente c’è però un dettaglio importante: a differenza dell’Ucraina, l’Azerbaijan è considerato un partner della Federazione Russa; tant’è vero che quel giorno il presidente azero Ilham Aliyev stava giusto volando verso San Pietroburgo per partecipare ad un vertice, ma è subito rientrato in Azerbaijan. Per non guastare i rapporti fra i due paesi, il presidente russo ha fatto le condoglianze ad Alyiev per questo “tragico incidente”, dimenticando però di specificare l’essenziale: la colpa è dei suoi militari. Tuttavia, il presidente Alyiev si è già espresso pubblicamente, additando l’antiaerea russa come responsabile dell’abbattimento e chiedendo al governo russo le scuse ufficiali, l’individuazione dei responsabili e il loro invio a processo, il pagamento di indennità al governo azero e ai parenti delle vittime.

Gli errori umani possono capitare ovunque, ma quando accadono nelle società dominate dalla violenza e dall’illegalità, hanno un effetto devastante che non lascia spazio né alla inchiesta, né alla giustizia. Infatti, se non ci fosse stata l’invasione del territorio ucraino, iniziata dal governo russo nel 2014 ed intensificata nel 2022, non ci sarebbe né il bisogno di avere l’antiaerea nei territori interni russi, né l’atmosfera di panico e di caccia al drone nemico e i passeggeri in arrivo da Baku avrebbero potuto atterrare senza problemi a Grozny il giorno di Natale. Ma l’incidente è accaduto e si è unito alla tragica sequenza di catastrofi simili. Non possiamo far tornare indietro il tempo, ma abbiamo l’obbligo di salvare dall’oblio le vittime e augurare ai colpevoli una giusta punizione, che sarà possibile solo dopo il crollo dei regimi dittatoriali. Allora, a prescindere dalla destinazione, noi tutti potremo volare e vivere più tranquilli.