Ho incontrato moltissime donne in 40 anni di lavoro in tutto il mondo.
In tantissimi diversissimi modi trasmettono e difendono la vita, da quando la portano in grembo. E sono loro che combattono perché sia riconosciuta la loro fantastica diversità e perché sanno che solo una società che rifiuta l’odio e la violenza, potrà assicurare un futuro di esseri umani a tutti coloro cui danno la vita tutti i giorni.
Un proverbio sudamericano dice che «una casa si fonda sulla terra, una famiglia su una donna» e questo lo sanno tutti gli uomini saggi e non importa se lei si chiama Danielle, ed è vestita con un coloratissimo bubu africano oppure veste una giacchetta nera e una gonna beige come la piccola Deng Deng, la cinesina che lavorava con me a Chengdu. Quando arrivai a Washington per scrivere il mio libro sulla Banca Mondiale, potei solo pagare un appartamento in un palazzo abitato da neri. L’agenzia era perplessa: ma quando entrai nell’appartamento, tra gli sguardi meravigliati di tutti, furono Linda e Sharon a pulire quella piccola casa. E potrei continuare a lungo.
Caro Claudio, fondatore di questo sito che si riallaccia al giornale di quando eravamo ragazzi, ti farà piacere che questo riconoscimento alla donna io e te lo dedichiamo a Fatma, che tu conosci e che ti ricorda sempre in ogni nostra telefonata.
La Tunisia vive in questo momento un tempo difficilissimo: il turismo stava riprendendo e il Coronavirus lo ha di nuovo annullato. Fatma mi dice che quest’anno non sono riusciti a vendere neppure i datteri delle loro oasi nel deserto, che pure sono il massimo della qualità di questo frutto.
Fatma rappresenta bene una combattente, che non si è mai coperta, ma che è una credente, una donna leale ma soprattutto un incredibile sorriso, un incredibile visione positiva della vita.
La mamma di Fatma che si chiama Mabruka, e che non è mai potuta andare a scuola, ascoltava spesso le sue figlie accusare Fatma di non essere coperta. La saggia madre sorrideva ma un giorno dovette intervenire: «Non mi interessa quello che avete SULLA testa, ma quello che avete NELLA testa».
Questo è l’impegno costante delle donne con le urla o nel silenzio, parlando soltanto a mariti e figli oppure sedendosi con un vecchio viaggiatore come me.
Questo sito si apre con un omaggio a loro, le prime diverse, quelle che ci insegnano il lavoro – spesso durissimo – di difendere l’amore.
Foto di apertura di Alessandro Costa