La Convenzione sulla protezione del Patrimonio mondiale culturale e naturale dell’Umanità, approvata dalla Conferenza generale dell’UNESCO nel 1972, raccoglie nell’anno 2019 del suo ultimo aggiornamento un elenco di 1121 siti distribuiti in 168 paesi. L’Italia e la Cina sono i paesi del mondo con il più alto numero di siti, ben 55, riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità. È certamente interessante vedere l’elenco dei 55 siti italiani, in ordine cronologico della inclusione nella lista UNESCO, e con i link alle informazioni sui singoli siti. Ai menzionati 55 siti italiani riconosciuti se ne possono aggiungere quasi altrettanti per i quali è stata presentata la candidatura, fino a quella recentissima dei siti preistorici in Sardegna.
Questi dati evidenziano l’indiscutibile vocazione turistica internazionalmente riconosciuta del nostro paese. Come ben sappiamo il turismo è una delle nostre priorità assolute non solo per la ripresa economica del dopo-covid, ma anche per il ruolo che attraverso il turismo l’Italia è chiamata ad avere nella rinascita culturale e morale dell’umanità.
Tra i primi siti italiani inclusi dall’UNESCO come patrimonio mondiale vi è naturalmente Venezia e la sua laguna. Bellissima la presentazione con cui l’assai diffusa Guida rapida d’Italia del Touring introduce il lettore alla visita di Venezia. Ne riporto qui qualche frase, esempio di altissima promozione turistica: «Ha consumato tutti gli aggettivi e gli stupori. Già i pellegrini che si imbarcavano per la Terrasanta annotavano della città posta in mezzo al mare, dove si va in barca, di casa in casa. È al tempo stesso reale e irreale, sembra nascere dal nulla all’incontro di due infiniti, il mare e il cielo. La sua lunga stagione politica e artistica è durata un millennio; è stata per più di un secolo il centro del Mediterraneo e quindi del commercio mondiale. Nel suo autunno dorato ha saputo ancora essere capitale europea del teatro, delle feste, della gioia di vivere. Sopravvissuta alla fine della sua Repubblica, portandosi dietro una serie di problemi irrisolti, la città rappresenta per tutta l’umanità il sogno irraggiungibile di un luogo dove il tempo si è fermato, l’ammaliante morgana di un’impossibile vita diversa».
Scorrendo l’elenco dei 55 siti italiani riconosciuti dall’UNESCO (e anche quello dei siti candidati), risulta che sono innumerevoli gli altri luoghi non inclusi negli elenchi ma che lasciano comunque al visitatore un ricordo assai significativo: molte valli delle Alpi e degli Appennini, borghi di mare e dell’interno, paesi con singolari tradizioni artigianali o di gastronomia, città e luoghi d’arte a volte remoti e dimenticati, isole minori tra le minori.
Interessanti i recenti studi sul turismo in Italia effettuati dalla Banca d’Italia. Da segnalare la raccolta dei dati mensili e trimestrali degli ultimi anni, nonché l’indagine sul turismo internazionale effettuata la scorsa estate. Quest’ultima riporta in particolare che il 90% degli stranieri ha giudicato il soggiorno in Italia superiore alle aspettative, con giudizi particolarmente favorevoli per il Sud e alle isole.
L’anno 2019 è stato particolarmente significativo per il nostro turismo, arrivato al 13% del nostro PIL e con un vastissimo indotto. Sotto aspetti completamente diversi rispetto a due anni fa, si può sperare che il 2021 possa essere un anno importante per il futuro del turismo. Vale la pena di ricordare un minimo di storia relativa al Ministero del Turismo e dello Spettacolo, istituito in Italia nel 1959 dal governo Segni. Abolito nel 1993 a seguito di referendum abrogativo richiesto da varie regioni, ne seguì il passaggio delle competenze del turismo a vari dipartimenti e direzioni con varie denominazioni, e facenti capo prima alla Presidenza del Consiglio, poi al Ministero dell’Industria, quindi delle Attività Produttive, poi dei Beni Culturali, e poi ancora sotto la Presidenza del Consiglio. Nei due governi Conte il turismo ha fatto prima riferimento al Ministero delle Politiche Agricole, quindi nuovamente ai Beni Culturali. Finalmente con il governo Draghi si è assai opportunamente tornati a un Ministero del Turismo con portafoglio, formalmente ricostituito il 31 marzo 2021 dopo ben 28 anni dalla sua abrogazione.
L’incontro dei Ministri del Turismo del G20 ha avuto luogo il 4 maggio scorso e nell’anno della Presidenza italiana. È stata questa l’occasione in cui il Presidente Draghi ha esplicitamente invitato i turisti degli altri paesi a prenotare le loro vacanze in Italia. Il governo Draghi ha assicurato al turismo un ruolo di primo piano nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, e predisposto le necessarie misure di sicurezza, con la previsione di anticipo in Italia del Green Pass europeo, quest’ultimo atteso a partire da metà giugno.
Tutto ciò fa sperare l’inizio di una responsabile ripresa in Italia del turismo interno e internazionale fin dalla prossima estate. Non si possono tuttavia nascondere le molteplici difficoltà, e il fatto che le previsioni riportano per il turismo internazionale una notevole lentezza di crescita. Senza dunque facili illusioni su un immediato rilancio del turismo internazionale, è importantissimo che esso abbia inizio, e che la ripresa del turismo in Italia avvenga con la consapevolezza che si tratti oggi più che mai di un elemento insostituibile dello sviluppo economico e culturale del nostro paese e della crescita formativa dei giovani.
Foto di apertura “Venice-gondola-sunset-italian-163776.jpg”, di MustangJoe, da Pixabay.