Forse possono sembrare pochi ma ad oggi sono già 22.394 i cittadini europei che hanno deciso di partecipare individualmente alla Conferenza sul futuro dell’Europa, si sono registrati sulla piattaforma digitale per seguire il dibattito a livello europeo e hanno già espresso 6.558 idee, cioè hanno redatto nei limiti imposti di 1.500 caratteri una loro proposta come contributo personale al futuro dell’UE.
Potrebbe sembrare poco perché nei media tradizionali si è parlato pochissimo di questa importante conferenza in cui le istituzioni nazionali ed europee, di comune accordo, hanno deciso di mettere a disposizione dei cittadini degli strumenti di partecipazione diretta, il cui spirito è riassunto negli slogan «Il futuro è nelle tue mani» e «Fai sentire la tua voce».
Nata su impulso in particolare del presidente francese Macron, la Conferenza ha recentemente tenuto la sua sessione inaugurale e i suoi lavori dovrebbero arrivare a termine entro la primavera del 2022 fornendo le proprie conclusioni e degli orientamenti sul futuro dell’Europa.
È in questo contesto che l’associazione “TUTTI europa ventitrenta” ha deciso di partecipare alla Conferenza, iscrivendosi sia come associazione sia attraverso l’iscrizione individuale di propri membri che hanno già contribuito attraverso sette ambiziose proposte al dibattito europeo che spaziano da temi sociali, economici dei valori e della democrazia.
Alcuni hanno espresso anche qualche obiezione e qualche dubbio in particolare sull’approccio top down, dalle istituzioni verso i cittadini e non viceversa, e sulla tendenza a rimanere imprigionati nei circoli per addetti ai lavori in cui “Brussels speaks to Brussels” ma senza ingenuità lo spirito che ha prevalso nell’associazione ha premiato il fatto che lo strumento esiste ed è a disposizione di tutte le persone che con buona volontà scelgono di contribuire, e in virtù dello spirito europeista dell’associazione valeva quindi la pena di impegnarsi.
Ad oggi le proposte dell’associazione (a cura di Giovanni Brauzzi, Renato Gaeta, Alessandro Costa, Marica Caldarulo e Barbara Roffi), riguardano:
L’unificazione della Presidenza di Commissione e Consiglio europeo, una proposta che ha il merito di intercettare lo sdegno per la gaffe ad Istanbul di Michel (prima ancora di Erdogan) e di risuscitare un’osservazione all’epoca del Trattato di Lisbona: nulla vieta il cumulo delle due cariche, ove vi fosse una coraggiosa scelta politica che, senza modificare la lettera dei Trattati, ne alterasse peraltro notevolmente gli equilibri interni, a favore della riemergente dimensione comunitaria, vero propulsore del processo d’integrazione europea.
Su un altro piano, non meno importante, si pone la seconda idea (Rendere Erasmus obbligatorio per tutti gli universitari europei). Se è vero che per le nuove generazioni il sogno non è più quello – scontato – della pace, che nasce dalla messa in comune di carbone ed acciaio, e diventa invece lo spazio condiviso dell’Erasmus, dei “low cost” e del “roaming”, allora questa spinta verso una ulteriore incentivazione dell’equivalente “democratico di massa” del “Grand Tour” di una volta diventa un momento qualificante per la crescita di un’identità europea del futuro, fatta di diversità, complessità e sottigliezze, reale antidoto ai veleni della noiosa omologazione globalizzante e dell’altrettanto sinistro rigetto fondamentalista.
La terza idea (Verso l’Unione Europea della Salute) richiede evidentemente un’elaborazione che vada oltre le “forche caudine” dei 1.500 caratteri imposti dalla Piattaforma Digitale. Ma è un tema fondamentale per catturare l’attenzione dei cittadini europei dopo la pandemia e recuperare l’orgoglio della copertura sanitaria universale come conquista sociale nata in Europa.
Idem per la quarta idea (Il Dilemma delle Migrazioni in Europa), che porta l’auspicio di rilanciare un dibattito, quanto mai articolato, per chiarirci “chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo” in un mondo in cui l’Europa verrebbe marginalizzata ancor di più ove si “chiudesse a riccio”.
Con la quinta idea (Rendere permanente il meccanismo SURE) ci siamo posti nella prospettiva di “rendere duratura l’emergenza” per dotare di adeguati ammortizzatori sociali le transizioni in atto di qui al 2050 (verde e digitale). Bisogna rendere più ambizioso il Programma Sociale adottato a Porto.
Sullo sfondo della sesta idea (Verso una Carta delle Donne Europee della Cultura) si staglia l’enorme problema delle radici sessiste e misogine del canone della patriarcalità della conoscenza. Da esso – in ultima analisi – discendono gran parte dei problemi di genere, che così pesantemente condizionano le potenzialità di uno sviluppo sociale equo e sostenibile.
La settima e per ora ultima idea (Dagli Eurobond ad un Bilancio Comune e un’Imposizione Diretta per finanziare i Programmi), che non casualmente abbiamo proposto sotto la voce “Democrazia Europea” invece che sotto quella più prevedibile della “economia più forte, giustizia sociale ed occupazione”. Vorremmo infatti, anche parlando di tassazione, sottolineare l’aspetto istituzionale, ovvero la rivitalizzazione del metodo comunitario, che necessita di risorse proprie per rendere efficace ed ambiziosa la condivisione di sovranità.
L’impegno dell’associazione “TUTTI europa ventitrenta” non si ferma qui e promuove i contatti e gli scambi con altri organi e altre associazioni, a livello nazionale ed europeo, uno fra tutti il Movimento europeo, nell’auspicio che anche altri soggetti vogliano partecipare e contribuire a creare una massa critica di cittadini che partecipino ad un processo sempre più democratico dell’integrazione e della costruzione europea.