Le decisioni politiche adottate per la gestione della pandemia – seppur giuste, per evitare il diffondersi del virus – hanno influito in maniera significativa sulle abitudini di ognuno di noi. Secondo uno studio della Coldiretti intitolato “Covid, italiani più grassi, obeso 1 bambino su 3” a fare i conti con il cambiamento delle abitudini, sono stati soprattutto i bambini che, con le misure restrittive e il lockdown, sono cambiate in peggio. Statisticamente un bambino ha consumato un pasto “spazzatura” in più al giorno, aumentato di ben cinque le ore passate davanti al televisore, al computer e al cellulare, infine i bambini hanno diminuito drasticamente le ore di attività fisica.

Allo stesso modo le decisioni politiche, prese per arginare le problematiche derivanti dal conflitto russo-ucraino, stanno di fatto cambiando ancor di più i nostri stili di vita che, a quanto pare, rischieranno uno stravolgimento, soprattutto quest’inverno, con l’aumento dei prezzi di beni e servizi.

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Molte persone hanno già cambiato abitudini per risparmiare, soprattutto a causa del rincaro dei prezzi di carburante e gas. Con l’inizio dell’inverno però si prospetta un cambiamento ancora più drammatico. A questo proposito, ridurre gli sprechi di energia per riscaldarsi sembra per ora solo un suggerimento, ma di fatto sarà per molti una necessità, se si vorrà arrivare a fine mese. Per alcuni abbassare il riscaldamento significherà solo coprirsi con un doppio plaid sul divano di casa, mentre per i meno fortunati diminuire o eliminare il riscaldamento potrebbe tradursi in una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Lo studio condotto dalla professoressa Marcella Veronesi, dell’università di Verona, sull’innalzamento dei prezzi dell’energia per il riscaldamento in Giappone – a seguito del disastro della centrale nucleare di Fukushima – è un esempio di quello che potrebbe accadere in Italia. In sintesi la ricerca ci dice che in Giappone l’aumento dei prezzi ha portato a una riduzione del consumo di energia, causando un aumento della mortalità per le temperature molto rigide dell’inverno giapponese. Si stima che l’aumento della mortalità, dovuto all’aumento dei prezzi del riscaldamento, abbia addirittura superato la mortalità causata dall’incidente.

In Italia il clima è molto più clemente, ma il livello di povertà è molto più alto e per molte persone difendersi dal freddo potrebbe diventare un grandissimo problema.

In questa situazione mondiale, l’individualismo dei cittadini, inteso come disinteresse per le esigenze della collettività, in nome dei singoli interessi, si rivela particolarmente dannoso e coincide, purtroppo, con l’assenza di una società civile sana e irrispettosa della dignità umana. L’astensionismo è una scelta politica pericolosa, che sta avanzando nei sondaggi: essa è sicuramente comprensibile, ma contribuisce ad allontanare la politica da molti importanti problemi sociali.

I partiti risultano svuotati e privi di quella società civile che è rimasta delusa, e non poco, dalle scelte politiche degli ultimi anni.

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La sfiducia dei cittadini, verso i partiti tradizionali, è stata ulteriormente alimentata dal loro disinteresse verso la partecipazione politica attiva. Essa era già ai minimi storici nel 2019, quando solo l’8% della popolazione, secondo l’ISTAT oltre a parlare e informarsi sulla politica, si impegnava attivamente. Ad oggi non risulta difficile pensare che questo numero sia ulteriormente diminuito, anche a causa del cambiamento della tipologia delle azioni politiche, prevalentemente concentrate sui social. Ne sono chiaro esempio i comizi online e gli scioperi digitali. La partecipazione personale è diventata “Cyberpartecipazione”.

Se da una parte essa coinvolge molti più cittadini in una politica di tipo passivo, dall’altra ha avuto l’effetto di far diminuire l’impegno politico attivo. Un esempio calzante dell’appagamento che molti cittadini ottengono con l’uso dei social sono i “post politici”. Queste persone, per problematiche anche locali, si impegnano nella pubblicazione di messaggi di natura politica, da condividere sui social o nei blog, credendo di aver così compiuto un’azione politica attiva, solo perché apprezzata da altri utenti di internet.

I temi più discussi sono però sempre dettati da personaggi influenti: politici, attori, influencer, [ecc.]. In ogni caso l’impressione che si ha è che si tratta quasi sempre di problemi meramente individuali. Tutti Europa 2030 mi ha chiesto cosa mi aspetto da queste elezioni: quali politiche, quali riforme e quali cambiamenti. Per rispondervi dovrei scrivervi un saggio con tantissimi argomenti. Se invece fossi costretto a sceglierne solamente alcuni, considererei principalmente quelle questioni che mi toccano da vicino, come giovane, non più giovane. Magari insisterei sull’importanza di politiche per l’impiego, oppure parlerei di misure volte a sostenere l’ambiente o i diritti civili. Se avessi un’età più avanzata proporrei invece di aumentare le pensioni. Insomma mi occuperei di parlare di singole politiche che interessano una parte della popolazione, ma che dovrebbero interessare tutti.

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Non so cosa ci si possa aspettare da queste elezioni, dal nuovo governo e dal nuovo parlamento, ma il livello della campagna elettorale, alla quale stiamo assistendo, non è per niente confortante. Potrei romanzare questo scritto provando a far sognare i lettori con il racconto di un sistema più giusto e più inclusivo, ma la razionalità verrebbe meno. Però da giovane, non più giovane, mi resta la speranza di pensare a un dopo elezioni di presa di coscienza. Vorrei che tutta la popolazione si leccasse le ferite e ricominciasse a partecipare alla politica attivamente. Che sia in ambito ristretto (partecipazione a comitati di quartiere, piccole associazioni, nuove realtà organizzative, ecc.) oppure in un ambito più ampio (svolgere politica all’interno di partiti, sindacati, gruppi studenteschi riconosciuti o non riconosciuti che essi siano, ecc.).

Perché non è possibile continuare a fare finta di non essere parte di una comunità e continuare a occuparci solo del nostro quotidiano.  La vita è dura e il tempo di occuparci della comunità non c’è mai, ma la vita è ancora più dura se si resta isolati a combattere le lotte quotidiane che altri non possono capire o che, peggio, non sono interessati a comprendere.

Gli interessi economici, sociali ecc. ci sono sempre stati e ci saranno in futuro, ma se noi cittadini non partecipiamo attivamente alla politica, questi non potranno mai essere i nostri interessi e non possiamo nemmeno pretendere che lo siano.

Il titolo vuole essere un avvertimento: “Se non ti occupi di politica, la politica si occuperà di te!”

 

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