Bagarrer, da cui la bagarre, sta per litigare più fra conoscenti che fra estranei. Il napoletano, che ama la sintesi ironica, tradurrebbe in “fare ammuina”, è l’ordine del Comandante della nave borbonica ai marinai di muoversi freneticamente da babordo a tribordo e da prua a poppa.
Il caso Ocean Viking produce la risacca della comunicazione. Il Ministro dell’Interno di Francia qualifica di “geste vilain”, brutto gesto, il respingimento della nave, tace sulla sorte degli sbarcati a Tolone. La metà di loro ha visto respinta la domanda di accoglienza, tutti i minori non accompagnati se la sono squagliata dal centro d’accoglienza. Accompagnati da qualcuno e verso quale approdo? La vicenda dei minori è fra le più oscure degli sbarchi. Sul loro destino vige il silenzio.
I dati aiutano a capire. Da gennaio 2022 sono sbarcati in Italia 93.629 migranti, con un incremento del 56,86% rispetto a gennaio 2021. Il grosso in provenienza dalla Libia, nella misura di 47.721 persone. A seguire Tunisia e Turchia. Cifre più piccole da Algeria e Libano. Sono i paesi rivieraschi i principali “operatori” di traffici umani verso l’Europa, via Italia. In maggioranza si tratta di cittadini egiziani e tunisini, e dunque passibili di rimpatrio non essendo i loro paesi in situazioni di conflitto. Lampedusa guida la classifica dei porti più gettonati, seguono Pozzallo, Messina, Taranto. Il traffico sul confine francese vede 1.712 rintracciati contro i 3.409 rintracciati sul confine con la Svizzera, i 4.667 sul confine con l’Austria, i 7.967 sul confine con la Slovenia. I numeri delle riammissioni riflettono i dati precedenti: maggiori quelli con la Svizzera e l’Austria rispetto alla Francia.
A gennaio 2023, nel Sistema Schengen entrano Romania, Bulgaria, Croazia per le frontiere terrestri e marittime, da fine marzo per le aeree. I nuovi stati membri progrediscono, i vecchi come Italia e Francia arretrano.
Il quadro dovrebbe ridimensionare la portata della bagarre italo-francese. Che continua ad essere alimentata da ragioni di politica interna. In Italia c’è la volontà di un partito di governo di proseguire la campagna elettorale anche dopo settembre per mostrarsi muscolare.
In Francia si vive una situazione con qualche analogia. Le elezioni legislative hanno dato la maggioranza relativa al Partito del Presidente Macron, che ha perciò l’esigenza di consolidarla con elementi del centro-destra ed in particolare dei Républicains, i neo-gollisti. Dalle loro fila viene il Ministro dell’Interno, non a caso il più loquace.
Da una parte il Governo di Parigi è attaccato a destra per insufficiente rigore, Marine Le Pen arriva a dare ragione a Matteo Salvini per la sua intransigenza. Dall’altra è attaccato a sinistra da Jean-Luc Mélenchon per insufficiente generosità. Stare al centro dello schieramento politico non sempre è una posizione facile. La vita del mediano è scomoda. Lo cantava Luciano Ligabue: non tutti nascono con il talento del fuoriclasse, la maggioranza dei calciatori fatica silenziosamente a centrocampo, mentre gli altri ricevono gli applausi. Lo vedremo ai Mondiali del Qatar. Interviene la telefonata chiarificatrice fra il Presidente Mattarella e il Presidente Macron, futili i tentativi dei media di scoprire chi ha telefonato a chi, nella replica della gag di Renzo Arbore in Indietro tutta “chiamo io o chiama lei?”.
L’Eliseo dirama un comunicato con cui chiude il caso in omaggio alla cooperazione fra i due stati membri, nel nome dell’integrazione europea. L’affermazione è diplomaticamente saggia e sentimentalmente triste: rammenta che il matrimonio, celebrato nel 1957 come indissolubile, ha bisogno di rinnovare il voto.
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