È di questi giorni la notizia della decisione del Partito popolare europeo di annullare le giornate di studio previste a Napoli nel prossimo mese di giugno a causa delle improvvide dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla guerra in Ucraina.
Il comunicato del capogruppo Manfred Weber sarebbe stato scritto dopo che i maggiori leader europei che appartengono alla famiglia politica dei popolari hanno fatto sapere di voler prendere le distanze dalle dichiarazioni di Berlusconi, per lunghi anni protetto e incensato dalla sua famiglia politica ma che oggi si sente addirittura in dovere di sottolineare il sostegno all’operato del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani mentre non ritiene tollerabili le parole del suo capo. Non è la prima volta che la politica italiana può sembrare schizofrenica quando si tratta di rapporti con l’Europa, e questa tendenza sembra, forse inevitabilmente, aumentare con l’avvento della guerra in Ucraina. Questa guerra infatti, oltre ad evidenziare le differenze delle posizioni in proposito, ha anche messo in risalto la complessità delle relazioni internazionali che, in particolare a livello Europeo, non si possono più analizzare esclusivamente tenendo conto solo dei rapporti tra paesi, così come si intende tradizionalmente con il termine geopolitica, ma rivelano la necessità di tener conto anche degli scenari politici interni ai vari paesi e i loro riflessi incrociati.
In particolare, il quadro di questo complesso reticolo di relazioni è più comprensibile se ricondotto alle posizioni dei gruppi e dei partiti rappresentati al Parlamento europeo, il cui panorama di alleanze politiche è poco conosciuto in Italia ed è poco tenuto in considerazione malgrado l’impatto che può avere sulla politica nazionale e che può fornire una interessante chiave di lettura.
In quest’ottica si può infatti ricordare che il prestigio di Giorgia Meloni ancor prima di vincere le elezioni e diventare Presidente del Consiglio in Italia è cresciuto nell’ambito del Parlamento europeo, dove nel 2020 è diventata presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei (ECR) di cui fanno parte i partiti di 13 diversi paesi dell’Unione e i cui partner internazionali associati comprendono tra gli altri l’israeliano Likud e perfino i Repubblicani americani. Ma sempre in questo ambito è utile tenere a mente che la maggior parte dei partiti aderenti a questa famiglia politica provengono da paesi appartenuti in passato all’ex blocco sovietico e che l’azionista di maggioranza dell’ECR, cioè il partito che ha il maggior peso politico è quello polacco, il partito PiS guidato dall’ex presidente Kachinsky, di fatto tra i più diffidenti nei confronti dei loro ex dominatori russi e particolarmente avversi al regime putiniano, probabilmente memori del ruolo che quest’ultimo ha avuto nel funzionamento dei servizi segreti nel loro paese e di come questo abbia devastato la società polacca. Senza contare che anche il partito attualmente all’opposizione in Polonia, capeggiato dall’ex presidente Donald Tusk, è su posizioni altrettanto anti russe e aderisce al gruppo di Manfred Weber dei popolari europei ed è quindi immaginabile che le posizioni così nette di questi partiti, al governo o all’opposizione nell’est dell’Europa abbiano una influenza considerevole sulle posizioni del centrodestra europeo, con riflessi anche nei vari livelli nazionali.
Al netto della posizione sulla guerra in Ucraina, il ravvicinamento tra la premier Meloni e il capogruppo dei popolari Weber, ipotizzata non senza qualche ragione in occasione della visita di Weber a Roma qualche settimana fa, rappresenta un vero problema politico per i due partiti al governo e all’opposizione in Polonia che si stanno preparando alle prossime importanti consultazioni elettorali in ottobre.
Un altro caso che ha fatto scalpore sui giornali italiani nelle ultime settimane è quello dei rapporti apparentemente tesi tra il presidente Macron e la nostra presidente del Consiglio, in particolare in occasione degli incontri con il presidente ucraino Zelensky. Anche in questo caso lo scalpore mediatico ha fatto riferimento soprattutto ad argomenti nazionali o nazionalistici, evocando il peso ed il ruolo del nostro paese, mentre più prosaicamente hanno probabilmente avuto un certo ruolo le considerazioni di carattere politico franco francesi nel cui scenario futuro la leader del Fronte nazionale Marine Le Pen, politicamente legata a due dei partiti della maggioranza di governo in Italia, contenderà alle prossime elezioni presidenziali la poltrona dell’attuale presidente Emanuel Macron, non senza qualche possibilità di successo.
In conclusione, oltre ad auspicare genericamente che il conflitto Ucraino trovi una sua soluzione e soprattutto non si espanda, si potrebbe addirittura ipotizzare che questa guerra possa servire a liberare la Russia dal suo odioso regime, oppure più realisticamente sperare che sia servito almeno a ricordarsi di prendere maggiormente in considerazione alcuni aspetti di questa politica-geo, aumentando la coscienza e la conoscenza degli impatti che questi aspetti possono avere anche a livello nazionale.
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