La temuta data del 24 febbraio si avvicina. Una data che è già stata scritta con inchiostro insanguinato nella storia dell’umanità. La data che ha ribaltato la percezione del mondo contemporaneo nella mente della maggior parte delle persone civilizzate, ha dissipato molte illusioni e ha messo in discussione l’efficacia dell’attuale sistema di sicurezza globale. Ma allo stesso tempo, proprio a partire da questa terribile data di un anno fa, un gran numero di europei ha iniziato a “scoprire” l’Ucraina. Un Paese che per molto tempo è stato percepito dalla maggior parte degli stranieri come satellite della Russia o, di norma, identificato con essa. Anche coloro che conoscono bene gli ucraini hanno sempre pensato che siamo, se non un unico popolo con i russi, almeno con radici comuni. È stato per ragioni storiche? Negli ultimi tempi emerge quanto questo sia sempre più discutibile.
Al Metropolitan Museum of Art si possono vedere meravigliosi pastelli di Edgar Degas che raffigurano delle ballerine. Tutte le ballerine sono semplicemente “ballerine”, e solo le ballerine ucraine sono sempre state chiamate “ballerine russe”. Nessuna delle altre ballerine, ballerini… sono chiamate “russe” né nei titoli, né nelle descrizioni, e solo quelle vestite con abiti popolari ucraini, che eseguono danze etniche nazionali, sono state chiamate “russe”. Questi dipinti di donne ucraine sono stati creati tra il 1890 e l’inizio del 1900 e probabilmente sono stati motivati dalle ballerine ucraine che si esibivano a Parigi in quel periodo. Nonostante l’unicità della cultura ucraina, le ballerine furono chiamate genericamente “ballerine russe”, perché all’epoca la maggior parte dell’Ucraina faceva ancora parte dell’Impero russo. Inoltre, lo zar russo Alessandro II, che regnò dal 1851 al 1881, attuò una politica di russificazione in tutto l’impero, costringendo le comunità non russe ad abbandonare la propria cultura e la propria lingua a favore della cultura russa. Nel febbraio 2023 il Metropolitan Museum cambia il nome di uno dei pastelli in “Danzatrici in abito ucraino”. Un anno prima, nell’aprile 2022, la National Gallery di Londra ha ribattezzato un dipinto della sua collezione come “Danzatrici ucraine“.
Che dire degli stranieri, se molti di noi ucraini durante questo anno di guerra hanno imparato tante cose “nuove” su noi stessi e sulla nostra storia. Ci siamo finalmente liberati… non degli occhiali “rosa”, ma di quelli della “realtà virtuale”. Abbiamo iniziato a vedere la verità che era stata nascosta per decenni o addirittura per secoli. E questa verità potrebbe presto cambiare la percezione occidentale dell’Ucraina, della sua storia e della sua identità nazionale, nonché della Russia, del suo grande patrimonio storico, dell’antica cultura russa e di molto altro ancora.
Ma torniamo alla realtà di oggi.
Già da un anno, nel cuore dell’Europa – il centro della parte più civilizzata del globo – è in corso una vera e propria barbara guerra medievale, una guerra che toglie la vita a neonati e donne incinte e distrugge il patrimonio storico dell’umanità, creato nel corso dei secoli. Di conseguenza, è del tutto naturale che la maggior parte degli europei, delle persone civili e dei semplici esseri umani desiderino porre fine a questo orrore in ogni modo possibile. Anche coloro che sostengono incondizionatamente l’Ucraina e si preoccupano sinceramente per il destino del popolo ucraino, ritengono che sia finalmente giunto il momento di fare un accordo di pace, di non preoccuparsi più dei territori, della “giustizia” o di qualsiasi altra cosa… ma di una cosa fondamentale: fermare lo spargimento di sangue.
Gli europei, nella loro maggioranza, ricordano sempre più spesso la famosa frase di Cicerone “Una pace ingiusta è meglio di una guerra giusta”.
Ma è davvero così oggi? Sarete sorpresi, ma ecco una citazione del Ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina del 22 febbraio 2021: L’Ucraina oggi sta seguendo lo scenario che può essere definito “una cattiva pace è meglio di una buona guerra*” – ha detto rispondendo a una domanda sui cosiddetti 5 scenari relativi al Donbass, discussi durante la riunione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina.
Nel complesso, il processo di correlazione tra Ucraina e Russia nel periodo dal 2014 fino all’invasione, può essere caratterizzato proprio come un tentativo di “negoziare una cattiva pace”. Ricordo che all’inizio, nel 2014, ho ricevuto una telefonata dal Prof. Costa, mio grande amico e grande amico dell’Ucraina. Non poteva rimanere indifferente e mi ha sostenuto molto. A quel tempo, ero seduta a casa con la mia figlia minore appena nata, mentre i miei amici partecipavano a una protesta a livello nazionale. Il Presidente ucraino fece tutto il possibile per evitare una vera e propria guerra, e per questo fu pesantemente criticato all’epoca. Ricordo le mie lunghe discussioni con gli amici, che consideravano la guerra non preventivabile e credevano nella necessità di combattere e non di pacificare. In risposta, insistevo che non poteva esserci nulla di peggio della guerra, che ogni vita è importante, che il governo sta facendo tutto bene, cercando di negoziare e di trovare “soluzioni politiche”. In breve, ho usato tutta la retorica che sento ora da voi, da tanti cittadini del mondo occidentale.
Ma, se vogliamo una analisi attendibile, occorre partire dagli accordi di Minsk (2014, 2015). Si trattava di una serie di accordi internazionali che cercavano di porre fine alla guerra della Russia nell’Ucraina orientale (guerra del Donbass). Senza entrare nei dettagli di tutti i documenti e discussioni, concentriamoci su un esempio.
Il cosiddetto Minsk-2 (febbraio 2015). Le parti politiche dell’accordo erano state chiaramente costruite a favore della Russia. In particolare, le disposizioni relative allo status speciale delle regioni del Donbass andavano ben oltre il breve riferimento contenuto nel precedente Minsk-1. Era quindi logico supporre che se la parte russa fosse stata davvero interessata all’attuazione dell’accordo, si sarebbe attenuta agli impegni presi. Prendiamo in considerazione solo alcuni punti (dell’accordo) che riguardano la gestione del conflitto: il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti dalla linea di contatto (articoli da 1 a 3). Quasi subito dopo l’annuncio del cessate il fuoco, il 15 febbraio 2015, la missione OSCE registrava invece bombardamenti sulle posizioni dell’esercito ucraino da parte di unità armate di “terroristi” russi, che utilizzavano artiglieria, mortai e sistemi di fuoco a raffica nei pressi di Debaltseve, Donetsk e Luhansk. Lo stesso giorno, la missione OSCE aveva tentato di inviare i suoi osservatori a Debaltseve, ma i rappresentanti della cosiddetta “DPR” non glielo permisero.
Successivamente, il leader del gruppo terroristico “DPR” Oleksandr Zakharchenko aveva minacciato di “riconquistare” Mariupol e “prendere” Kharkiv in caso di mancato rispetto degli accordi di Minsk… Il giorno successivo, il 16 febbraio 2015, i terroristi russi bombardarono l’ospedale cittadino di Shchasta.
Questo è tutto quello che in breve dovreste sapere su come la Russia rispetta gli accordi e su cosa si può negoziare con lei. Naturalmente, Mosca accusa Kiev di non rispettare gli accordi, e molti ci credono. Tutto questo lungo processo di negoziazione sembra davvero assurdo. Anche Zelensky si era presentato con lo slogan “Dobbiamo solo smettere di sparare”, ritenendo che il suo predecessore avesse negoziato in modo errato o che non “volesse” davvero trattare. E concludendo che il negoziato avrebbe dovuto ricominciare daccapo.
Ecco perché Zelensky sarebbe stato criticato da coloro che avevano capito tutto da tempo e cioè coloro che essendo in prima linea con le armi conoscevano la vera realtà della situazione.
Il 21 febbraio 2022 la Russia ha riconosciuto ufficialmente la RDP e la LPR. A seguito di questa decisione, il 22 febbraio 2022, Putin ha dichiarato che gli accordi di Minsk “non esistevano più” e che la colpa doveva essere attribuita all’Ucraina, e non certo alla Russia. E subito dopo la Russia ha invaso l’Ucraina.
8 anni di “negoziati”…
Le delegazioni ucraine e russe si sono incontrate pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione, ma non hanno raggiunto un accordo. Molte volte la Russia ha rifiutato le proposte di cessate il fuoco avanzate dall’Ucraina e dalle Nazioni Unite per consentire l’evacuazione dei civili. Molte volte la Russia ha dichiarato di essere pronta ad avviare negoziati di pace, ma le sue azioni reali hanno testimoniato il contrario. La guerra, spiega il politologo James Fearon, è un processo di contrattazione. Le due parti hanno richieste incompatibili, quindi non possono fare un accordo, ma in realtà non sanno come costringere la controparte ad accettare le proprie condizioni. I combattimenti, mostrando la situazione reale sul campo, chiariscono ciò che i militari possono ottenere, e questo accade fino a quando almeno una delle due parti cambia le sue richieste abbastanza da rendere possibile un accordo. La situazione attuale al fronte è ben lontana da quella che il Cremlino vorrebbe che fosse. Questo è il vero motivo per cui nelle ultime settimane, da parte russa si sono sentiti appelli alla pace “senza precondizioni” quasi ogni giorno.
Ma la “pace” che Mosca offre oggi è accettabile per il mondo?
“La diplomazia può essere disordinata e demoralizzante. I negoziati di pace raramente si avvicinano a una giustizia perfetta. Ma l’alternativa è, nel migliore dei casi, un’enorme quantità di sofferenza umana evitabile e, nel peggiore, la fine della civiltà umana. Diamo una possibilità alla pace”. È quello che sentiamo spesso dire oggi, ma è davvero così?
Ok, mettiamo da parte la giustizia. Mettiamo da parte anche i desideri degli ucraini.
Ma a cosa siete pronti? Fino a che punto siete pronti a lasciarli andare?
Sulla base dell’esperienza, dobbiamo riconoscere il fatto che se permettiamo a Putin di vincere o di ottenere qualcosa che possa presentare come una vittoria, l’occupazione delle regioni intorno alla periferia della vecchia Unione Sovietica sarà solo una questione di tempo. Le prede più facili saranno la Moldavia e la Georgia. Anche la Bielorussia sarà senza dubbio annessa. Poi probabilmente il Kasachstan, ma qui tutto potrebbe essere un po’ più complicato. Se l’Ucraina e il mondo intero che la sostiene scenderanno a compromessi sui territori ucraini, sarà un chiaro messaggio a tutti i potenziali aggressori: anche oggi, nel XXI secolo, qualcuno può cambiare i confini con la forza. Perché non la Cina o la Corea del Nord, l’Iran, la Serbia (Cosovo)?
Ciò potrebbe significare decine, se non centinaia, di nuovi conflitti militari.
Il mondo è pronto ad accettarlo?
Il desiderio di pace in una particolare regione, così come nell’intero pianeta, non è un caso da contestare. Oggi si discute soprattutto di “2 Come”:
- Come raggiungere la pace?
- Come farla durare?
Per quanto riguarda il primo punto, si tratta di una questione più tecnica e ci sono molte opzioni. Tra quelle discusse di recente: interrompere la fornitura di armi, fare pressione su Zelensky affinché accetti le condizioni di Mosca e così via. Questa è un’opzione, naturalmente, anche se dobbiamo capire che anche qui non è “tutto semplice”.
Anche se Zelensky, sotto la pressione dell’Occidente, facesse delle concessioni, molto probabilmente ciò non sarebbe accettato dalla popolazione del Paese. La società ucraina di oggi non è più simile a quella del 2014, quando era possibile placare gli animi, chiedere di non sparare (come in Crimea), essere sotto tiro sulla linea di contatto e non sparare… Ora non è più possibile. Per gli ucraini è stato superato un limite invalicabile.
Si può smettere di fornire armi, ma una grande parte degli ucraini non smetterà di combattere. Inoltre, dobbiamo tenere presente che i russi sono pronti a negoziare solo sulla base di una loro posizione di debolezza. Altrimenti qual sarebbe il vantaggio per loro? Cosa potrebbe garantire che non utilizzerebbero la cessazione delle forniture di armi, al contrario, per una massiccia offensiva e la conquista finale dell’Ucraina? Ma anche in questo caso, bisogna tenere conto di come l’Ucraina sia sopravvissuta senza un supporto di armi su larga scala all’inizio, il che significa che l’assistenza militare non dovrebbe essere sopravvalutata. Certo, è molto importante e urgentemente necessaria per l’Ucraina, ma il mio messaggio è che anche senza di essa, la “cattiva pace” prevista molto probabilmente non arriverà. Tuttavia, il primo punto è ancora attuabile. Allo stesso tempo, esso è inutile senza il secondo punto. Il punto 2 sembra essere più complicato e meno realistico, considerando l’essenza degli ultimi colloqui di pace. Naturalmente in prospettiva dovremmo intendere un’architettura di sicurezza completamente nuova. Ma per ora, per quanto possa sembrare velleitario, l’unica opzione disponibile per una pace affidabile a lungo termine è la VITTORIA dell’Ucraina.
Cosa significa esattamente?
In breve, liberare tutti i territori occupati e impedire alla Federazione Russa (sia militarmente che economicamente) di continuare l’aggressione. Rendere impossibile a Mosca di continuare a condurre una guerra. La storia ha già conosciuto esempi del genere, come la guerra di Crimea nel XIX secolo.
Oggi l’aggressore ha addentato più di quanto non riesca a masticare: lasciamolo soffocare!
Semplicemente non salviamolo.
Foto di apertura di Larysa Martynenko