Schlein è l’anti Meloni. Le elezioni per l’Europarlamento danno anche questo esito non scontato. Giorgia Meloni vince in assoluto e all’interno della maggioranza; Elly Schlein perde contro la presidente del Consiglio ma vince nell’opposizione.

Giorgia Meloni

Nel voto europeo il sistema politico italiano torna ad essere bipolare tra centro-destra e centro sinistra. Sono lontani i tempi del tripolarismo, quando i grillini vinsero le elezioni politiche del 2018 con oltre il 32% dei voti. Le elezioni per l’Europarlamento di giugno sono una strana Befana di primavera inoltrata, porta molte brutte sorprese. Alcune sono incredibili.

Prima sorpresa, clamorosa. Le destre estreme euroscettiche, populiste e anti immigrazione stravincono in Francia e sfondano in Germania. In particolare dai cugini latini al di là delle Alpi Marine Le Pen travolge Emmanuel Macron e la sinistra, il suo partito della destra radicale post fascista diventa per la prima volta la prima forza politica della Repubblica francese. Alla Germania va un po’ meglio: il più votato è sempre il Partito popolare di Ursula von der Leyen ma la destra antagonista e populista diventa la seconda forza politica, superando persino i socialdemocratici di Olaf Scholz. Si tratta di Alternativa per la Germania (Afd), formazione nazionalista e con alcune venature anti democratiche. Il presidente della Repubblica francese Macron scioglie il Parlamento ed indice le elezioni politiche anticipate. Nella Repubblica federale tedesca il governo di centro-sinistra del cancelliere Scholz traballa.

Emmanuel Macron e Olaf Scholz

Seconda sorpresa. Giorgia Meloni vince le elezioni con quasi il 29% dei voti, andando ben oltre il risultato delle politiche del 2022. Fratelli d’Italia, il suo partito di destra post fascista, è sempre di più la prima forza politica italiana. Doppia gli alleati di governo Forza Italia (in ascesa) e Lega (in grande difficoltà). La presidente del Consiglio indovina la campagna elettorale impostata su «un referendum fra due visioni diverse», la visione della destra (la sua) e della sinistra (della Schlein). E vince la scommessa. Commenta: «Non sono stati in grado di fermarci». Adesso si prepara a governare senza grandi patemi per altri tre anni. Cercherà anche di conquistare una nuova leadership in una Europa tramortita dal voto, in crisi per la sconfitta dei governi dell’asse franco-tedesco.

Terza sorpresa. Elly Schlein conquista oltre il 24% dei voti, fa uscire il Pd dalle sabbie mobili del 19% preso da Enrico Letta nelle politiche del 2022. La segretaria dei democratici incassa oltre il doppio dei consensi intercettati dal M5S di Giuseppe Conte, l’alleato-competitore populista in picchiata. Schlein è una straordinaria sorpresa: è stata a lungo criticata dall’interno del partito e dalla stampa progressista per le sconfitte subite nelle elezioni amministrative e per l’incapacità d’incidere.

Nei sondaggi elettorali il suo Pd sprofondava fino al 18% e qualcuno parlava di eleggere un nuovo segretario subito dopo le europee. Invece Schlein fa il miracolo. I motivi sono due. Il primo: suona la musica della sinistra. Martella sull’uguaglianza, sui diritti sociali e civili. Reclama il salario minimo. Rincuora i precari. Difende la scuola e la sanità pubblica, i due perni di uno stato sociale profondamente in affanno. Il secondo motivo della sua riscossa, determinante, è il cosiddetto “voto utile”: buona parte dell’elettorato progressista la vede come l’unica carta per affrontare la destra della Meloni.

Europarlamento, Elly Schlein

Elly Schlein

È Schlein l’anti Meloni. La segretaria dei democratici è soddisfatta: «Siamo andati benone». Guarda al futuro: «Siamo noi l’alternativa». E qui cominciano i guai: i grillini si stanno sfaldando, l’alleanza sinistra-verdi di Fratoianni-Bonelli cresce ma resta una forza minore, il Psi è un piccolo partito, tra i centristi ex alleati del Pd regna la frammentazione.

Quarta sorpresa. Il voto per l’Europarlamento segna la Waterloo delle diverse forze centriste perennemente divise. Bonino, Calenda e Renzi restano fuori dall’Europarlamento perché, sia pure per poco, non riescono a superare la soglia di sbarramento del 4% dei voti. È un bel guaio per Elly Schlein: senza la gamba moderata è impossibile battere la Meloni che può contare sui consensi centristi di Forza Italia. E Tajani fa il miracolo di aumentare i voti anche senza Silvio Berlusconi, il carismatico fondatore del partito e di Mediaset morto un anno fa.

Quinta sorpresa. La fuga dalle urne è fortissima: in Italia i votanti sono appena il 49,69%, meno di una persona su due. Per la prima volta la partecipazione popolare precipita a un livello così basso. È un brutto segno per la salute della democrazia. Nel resto dei paesi europei l’affluenza è molto più alta, ma la sostanza non cambia: in genere vince la destra e perfino l’estrema destra.