Introduzione

L’umanità si è sempre cimentata nell’Immaginare il futuro. Futuro e cambiamento sono due elementi in stretta correlazione. Il cambiamento nelle culture antiche era in qualche modo sottoposto al controllo della “tradizione”: le società tradizionali, per definizione, tendevano infatti a reiterare determinati modelli culturali e sociali in modo tale da rendere il futuro una dimensione se non prevedibile, almeno in qualche modo incanalabile all’interno di binari ben definiti. Lo scopo della tradizione fondamentalmente è proprio questo: trasmettere di generazione in generazione determinati modelli. La tradizione è quindi una struttura fondamentale per rendere il rapporto fra passato, presente e futuro come una catena di eventi connessi tra di loro in modo lineare. Negli ultimi due secoli però la scienza e la tecnologia hanno scardinato profondamente questi modelli: in particolare negli ultimi decenni abbiamo assistito all’imporsi della tecnologia come elemento cardine del cambiamento tale da trasformare profondamente e radicalmente le nostre vite relegando la tradizione nella dimensione del mero folclore. Come rileva Ulrich Beck nel suo libro “La Metamorfosi del Mondo”, la tecnologia ha spinto il nostro mondo all’interno di un vero e proprio processo di metamorfosi ovvero una modalità di cambiamento della natura della stessa esistenza umana. Questa metamorfosi è composta da processi talmente rapidi per cui, nello spazio di pochi anni, il mondo in cui siamo nati appare completamente diverso da quello in cui viviamo oggi e da quello in cui probabilmente vivremo in futuro. Uno sviluppo tecnologico imprevedibile implica che i suoi stessi effetti ed impatti per il futuro possono essere molto difficili da stimare. Ciò rende la previsione del futuro delle società iper-tecnologizzate un’impresa non solo ardua ma anche piuttosto rischiosa: basta pensare all’immagine che del mondo del 2000 preconizzata negli anni ’60 con le automobili volanti o la colonizzazione della Luna o di Marte. Mentre nessuna di queste idee si è effettivamente realizzata, nessuno aveva predetto Internet, lo smartphone e la sua diffusione capillare. Insomma, a fare previsioni per il mondo di domani si può anche rischiare il ridicolo. E’ quindi molto complicato prevedere il mondo che verrà per la presenza di un’infinità di variabili soprattutto se si pensa all’azione di alcuni fattori critici come conflitti, cambiamenti climatici, ecc… Comunque in molti casi riflettere sulle modalità con cui il futuro è stato immaginato ieri può fornire qualche insegnamento su come oggi possiamo immaginare il nostro domani anche se tutto questo può riservare delle sorprese interessanti: magari talora anche piuttosto ironiche.

 

Il RetroFuturo: una definizione

L’idea di “RetroFuturo” potrebbe apparire come una contraddizione in termini: una specie di gioco di parole o di cortocircuito logico. Eppure il concetto di RetroFuturo ha un suo fondamento e una sua ragion d’essere. Per poter addivenire ad una definizione di RetroFuturo è necessario distinguere questo termine da quello di RetroFuturismo che è fondamentalmente una corrente artistica, architettonica e di design che si ispira a passati modelli di visioni avveniristiche in particolare degli anni ’50, ’60 e ’70 (space e atomic age).

Il RetroFuturo è fondamentalmente la visione retrospettiva del futuro (“Yesterday’s Tomorrows”) ovvero le modalità con le quali le passate generazioni hanno immaginato i contorni del futuro dell’umanità. Tale concetto si lega in particolare alla capacità di alcuni pensatori di vedere molto in anticipo sui tempi, attraverso idee, visioni, modelli ecc…: essi hanno in sostanza l’abilità di delineare la realtà secondo prospettive inusuali e diverse dalla norma, mettendo in discussione lo status quo e, piuttosto che negare la possibilità di immaginare un unico futuro, prospettano l’eventualità di considerare ed esplorare molteplici futuri possibili.

Le riflessioni sul RetroFuturo possono coinvolgere anche autori molto noti al largo pubblico: Verne, Wells, Orwell. Huxley, Land, ecc… e già in essi si profila il nesso molto stretto fra futuro, cambiamento e tecnologia in cui si delineano dei veri e propri “immaginari sociotecnici”. La caratteristica di questi pensatori è la loro capacità di costruire “futuri” in cui un ruolo centrale è giocato dalla scienza e dalla tecnologia come strumenti critici per attivare processi di cambiamento radicale. E’ indubbiamente vero che nel momento in cui ci si spinge molto in avanti nel tempo o quando si fanno previsioni molto azzardate si rischia sempre di delineare scenari che magari un domani appariranno alle prossime generazioni anche grotteschi o stravaganti. Eppure questa capacità di costruire una pluralità di futuri potenzialmente possibili dipende proprio dallo spingersi sufficientemente lontano nel tempo espandendo notevolmente il campo visivo dell’immaginario. Bisogna in pratica saper osare.

La costruzione dei futuri è legata tuttavia all’azione di alcune limitazioni. Ad esempio, si presuppone che i bisogni umani siano essenzialmente statici e che un domani i problemi saranno gli stessi di oggi. Inoltre, non si considera che lo sviluppo tecnologico non è sempre lineare ma delinea traiettorie alternative di sviluppo: le tecnologie non si susseguono quindi necessariamente lungo un percorso continuo privo di soluzioni di continuità ma possono addirittura scavalcare una traiettoria di sviluppo ed imboccarne una completamente diversa.

E’ proprio l’azione di queste limitazioni che contribuisce a rendere il futuro immaginato nel passato stravagante o fuorviante perché ad esempio ci si concentra su problemi e su questioni che un domani appariranno alle prossime generazioni come sostanzialmente irrilevanti, oppure perché si sopravvalutano certi aspetti e se ne sottovalutano altri, oppure ancora perché si porta all’estremo lo sviluppo una certa tecnologia ignorando del tutto la possibilità della creazione di tecnologie completamente nuove.

 

Il Futuro frainteso

L’idea che costruiamo del futuro è oggi più che mai connessa allo sviluppo tecnologico: il domani dipende dalla progressione e dalle modalità con cui si evolvono e sviluppano le tecnologie. Poiché la tecnologia altro non è che uno strumento per estendere le capacità umane, il suo sviluppo è intimamente legato alle sue possibilità di “risolvere problemi”. Un primo fattore che mina le nostre capacità di immaginare il futuro dipende pertanto dal fatto che pensiamo che i problemi siano “costanti”: i problemi di domani saranno identici a quelli di oggi. Mentre è indubbiamente vero che i bisogni umani fondamentali sono costanti nel tempo, la loro espressione è fortemente dipendente dai contesti, dai luoghi e da una molteplicità di variabili interconnesse in senso spaziale, temporale, economico, politico, sociale, culturale ecc…

Questa variabilità nell’espressione dei bisogni umani si sovrappone alla non-linearità dello sviluppo tecnologico. Tendiamo invece a pensare che la soluzione a un dato problema sarà come la soluzione di oggi, ma in versione migliorata. Una prospettiva del genere può essere valida per lassi di tempo piuttosto brevi, ma quando si comincia a riflettere lungo periodi di tempo che si spingono in un futuro decisamente più lontano, si dimentica che esistono dei limiti oggettivi ai miglioramenti incrementali e che nel lungo periodo esistono spazi per veri e propri salti nelle traiettorie dello sviluppo tecnologico. Senza dimenticare che un numero non indifferente di innovazioni, che avrebbero sulla carta dovuto rivoluzionarie le nostre vite a venire, sono state semplicemente rigettate dai consumatori o falcidiate ad esempio dalle normative sulla sicurezza. Per questo motivo non abbiamo le città con grattacieli altissimi collegati fra loro da strade multi-livellari dove pullulano automobili volanti mentre nelle case le persone si cibano di pasti in pillole aiutati da camerieri robot. Il mondo del 2000 alla fine è risultato decisamente diverso da quello che immaginavamo negli anni 60 o 70 dello scorso secolo.

Insomma, il futuro rischia sempre di essere frainteso anche perché non si considera il ruolo delle scoperte impreviste che insieme ai problemi imprevisti finiscono con annullare o rendere grottesche le visioni e le rappresentazioni del futuro.

Nonostante queste limitazioni, il ricordo di alcuni futuri immaginati nel passato può dare nuovo slancio alla capacità di immaginare attualmente il futuro; può anche consentire di valutare i progetti e le aspettative attuali alla luce di ciò che è accaduto alle anticipazioni di ieri.

 

Conclusioni

Il “RetroFuturo” potrebbe apparire come un esercizio neanche tanto utile, valido giusto per divertirsi a osservare, quasi con un certo grado di nostalgia, come un tempo si guardava ingenuamente al futuro (che molto spesso è diventato il nostro presente). Tuttavia, ragionare sul RetroFuturo presenta delle implicazioni comunque di un certo interesse. Innanzitutto, questo sguardo quasi malinconico e di rimpianto con il quale consideriamo queste visioni di ieri del futuro denotano quasi un certo nostro disincanto proprio nei confronti della stessa idea di futuro. Oggi sembra che abbiamo perduto quella sorta di fiducia ingenua nel progresso e nella tecnologia, che invece connotava ad esempio gli anni ’60, in cui il futuro veramente sembrava a portata di mano dove la tecnologia avrebbe reso possibile qualunque sogno dell’umanità. Molti di quei sogni in effetti oggi sembrano totalmente infranti ma per capire dove stiamo andando può essere utile capire dove siamo stati e come siamo arrivati a questo punto. Il RetroFuturo può quindi fornirci un metodo e ci può insegnare come dovremmo immaginare il mondo che verrà, in quale prospettiva di riflessione e lungo quale asse temporale (Future Studies).

Insomma, le riflessioni sul RetroFuturo ci insegnano che il presente – il domani di ieri – non è detto che sia stato il futuro immaginato e previsto nel passato. Allo stesso modo ciò che oggi accettiamo come la situazione normale – il presente – altro non è che uno dei risultati possibili che avrebbero potuto realizzarsi e che magari nel passato era quello meno atteso.

Perché allora insistiamo in questo esercizio di tentare di prevedere il domani quando già sappiamo che la realtà inesorabilmente soppianterà tutti i miti che ci creiamo oggi per il futuro? Dobbiamo certamente partire dalla constatazione che il cambiamento tecnologico è sempre più veloce, complesso e difficile da comprendere: questo lo rende abbastanza inquietante. Ma forse è proprio per via di questa accelerazione continua e per questa complessità che diventa essenziale cercare di anticipare il suo corso e di vedere cosa potrebbe celarsi dentro il futuro tecnologico anche per l’alta posta in gioco. E’ indispensabile tuttavia un notevole impegno per immaginare il futuro in modo nitido mettendo da parte ciò che è confortante ma fuorviante ovvero ciò che era alla base di quei miti che hanno ispirato le visioni del domani che sono state fatte nel passato.