Vorrei chiarire fin dall’inizio che questo articolo non riguarda la libertà di stampa, perché oggi essa è un segmento piccolissimo dell’informazione di cui tutti disponiamo.
Molti politici e giornalisti si sono di nuovo stracciati le vesti perché 3 giornalisti sono stati identificati in un commissariato perché stavano filmando le imprese di alcuni ragazzi di Ultima Generazione. L’occasione è buona per formulare accuse al governo che tenta di reprimere la libertà di stampa! Certo se il povero Piantedosi avesse dato istruzioni in tal senso, più che un attentatore alla libertà di stampa, apparirebbe un poveraccio che non ha capito bene il mondo in cui vive (a meno che non sia qualcuno che vive 100 anni addietro, è più probabile che si sia trattato di qualche poliziotto un po’ zelante).
Quando, fino agli anni 2000 l’informazione veniva offerta su pochissimi giornali stampati, poteva avere senso intimidire qualche giornalista. Però è sempre vero che nei paesi totalitari, ma anche in quelli dove le destre sono forti, si tenta ancora, con strumenti antidiluviani di limitare le critiche al governo e al potere. Quando a Londra comparvero le prime automobili, i vetturini delle carrozze si sentirono in pericolo e quindi cercarono di sabotarle. Fu un fallimento, perché non sapevano niente dei motori. niente dei motori. Le ragazze iraniane che ballano su tik tok o altri social media con i capelli scoperti, non rischiano l’identificazione ma la vita. Eppure il web è pieno di questi filmati e selfie. Il governo cinese tenta, con metodi molto più efficaci e pervasivi, di controllare l’informazione, ma purtroppo per loro ci sono i satelliti, il dark web, ecc. I poliziotti americani picchiano o ammazzano un nero arrestato, ma non passa mezz’ora che mezzo mondo possa vedere le loro gesta sui siti web.
Gli orrori di Putin in Ucraina, come quelli di Hamas, o la repressione israeliana, sono talmente documentati e filmati che le televisioni ufficiali li devono censurare per evitare le scene più atroci. Le autorità americane stanno forse capendo che mettere in galera Julian Assange assomiglia al fallimento dei vetturini delle carrozze inglesi. Una bella attrice o una bella cantante sfoggiano corpi strepitosi, ma se si cambiano il costume da bagno sul ponte di uno yacht, mezzo mondo potrà vedere qualche difetto fisico che rischia di essere più dannoso di tanta pubblicità raffinata e costosa.
Chiedere a dei giornalisti di far vedere il tesserino di un ordine che non serve più a niente, può creare indignazione, ma in realtà fa soltanto ridere perché genera esclusivamente attacchi al povero Piantedosi su un presunto tentativo di reprimere ciò che è irreprimibile.
Ma non ci sono soltanto gli stupidi retrogradi di una repressione inefficace. L’informazione non si reprime andando a caccia di chi diffonde immagini o scritti sul web, ma generandone altra falsa e manipolatrice. Mi sembra che gli hacker russi e molti altri in tutto il mondo, useranno sempre di più e meglio l’intelligenza artificiale e i social media per diffondere la loro informazione che sarà sempre molto difficile distinguere da quella vera e attendibile, soprattutto per quei milioni di persone che non hanno una cultura, una capacità di ricerca e il giudizio critico su quello che vedono o leggono. Voglio dire che per arrestare, picchiare o ammazzare un giornalista, un blogger, occorre in primo luogo trovarlo, e anche questo è sempre più difficile, mentre è molto più produttivo dire che una idea o un fatto non è quello descritto da Mario Rossi, ma quello proposto da Giuseppe Bianchi.
Continuiamo pure a stracciarci le vesti per una repressione vecchia e inefficace di singoli informatori – se questo ci serve a fini politici – ma dovremmo invece cercare di attrezzarci per permettere agli utenti più sprovveduti e deboli di abituarsi a cercare una informazione attendibile.
Non possiamo sabotare le automobili ma possiamo e dobbiamo spiegare come funzionano, e questo è molto più difficile che incarcerare o uccidere un giornalista.