Noi siamo per il rispetto della legalità, sempre.
Come ci dicono i dati, le attuali norme sul sistema penitenziario non sono in linea con il dettato costituzionale e sono all’origine dell’attuale tasso di recidiva; chi entra in un carcere oggi ne esce peggiore di quando è entrato. Questo a danno non solo dei detenuti ma della società tutta. L’attuale sovraffollamento è la causa della serie infinita di suicidi e atti di autolesionismo tra i detenuti e anche tra gli agenti di polizia giudiziaria.
La cura è una seria riforma del sistema penitenziario accompagnata dalle necessarie risorse, ma oggi ci troviamo di fronte a un’emergenza cui è necessario rispondere subito, domani non dopodomani. Senza di ciò lo Stato alzerà bandiera bianca e si arrenderà sul fronte della incapacità ad amministrare la giustizia. È necessario e ineludibile diminuire immediatamente il numero dei detenuti di almeno un 20%.
Per questo non proponiamo certo un libera tutti ma l’uscita dal carcere di chi ha ancora pochi mesi da scontare e per pene relative a reati di lieve entità. Ci sembra non solo ragionevole ma anche necessario se si vuole ristabilire la legalità.
È un bene per i nostri principi di civiltà ma anche per la società intera, creare sacche di illegalità e discariche sociali ci rende tutti meno sicuri.

 

Egregio signor Ministro,

il nostro sito/giornale si occupa da mesi del problema carcere e siamo certi che Lei conosce molto meglio di noi la tragica situazione dei nostri penitenziari e non dipende certo da Lei l’attuale dramma. È il motivo per cui non ne facciamo una questione partitica ma solo una questione di Giustizia. 50 suicidi ad oggi tra i detenuti, uno tra gli agenti di polizia penitenziaria, atti di autolesionismo, mancanza di personale, di sostegno sanitario e psicologico, mancata cura di malati di mente, condizioni igieniche deficitarie e l’insostenibile sovraffollamento sono un’emergenza che va risolta nell’immediato.

Non abbiamo dubbi che Lei sta lavorando, finalmente, a una riforma strutturale che consegni allo Stato un sistema efficiente e civile ma ora c’è da affrontare una tragica emergenza, ora, subito, non domani. Conosciamo la Sua storia di magistrato sempre attento ai dettami costituzionali e Le chiediamo di non smentirsi e di ricondurre il nostro sistema penitenziario nell’alveo della nostra Costituzione. Questa situazione è la resa dello Stato! Non certo prendere provvedimenti immediati per rispondere a una grave emergenza. L’amnistia e il condono, con gli ovvi limiti che Lei può dettare, sono uno strumento di politica giudiziaria non atti irragionevoli di clemenza, sono buona amministrazione. Siamo consapevoli che c’è una parte di cittadinanza contraria a qualsiasi provvedimento che liberi solo una parte di detenuti ma un uomo di Stato, come Lei è, pensa al bene del paese non solo ai sentimenti dei cittadini spesso inconsapevoli della realtà. Non glielo chiediamo solo noi ma glielo chiede il Presidente della Repubblica, Sua Santità, la maggior parte degli agenti di polizia giudiziaria, tutte le associazioni che operano all’interno del carcere.

Signor Ministro, confidiamo in Lei, nella Sua storia, nel Suo coraggio per farci sentire che la nostra Costituzione ha in Lei un suo difensore, noi ancora crediamo nello Stato di diritto.