Introduzione: la Bioacustica verde

Come tutti gli altri esseri viventi, le piante, gli alberi e i funghi sono in qualche modo in relazione con il mondo dei suoni. I suoni sono una forma pervasiva di energia e di vibrazioni che si propagano nell’aria, nell’acqua, nei tessuti viventi e nel sottosuolo. Il fatto che le piante possano essere affiancate al mondo dell’acustica potrebbe apparire strano o paradossale dato che gli alberi non sono comunemente riconosciuti come dei gran chiacchieroni. Eppure, la scienza sta confermando che le piante possiedono una capacità da un lato di rispondere alle onde sonore o alle vibrazioni nel loro ambiente (numerose specie hanno sviluppato una serie di strategie adattative per sfruttare il suono) e dall’altro di produrre suoni che, per le loro caratteristiche e frequenza, non possiamo sentire: insomma le piante interagiscono attivamente con l’ambiente che le circonda anche tramite i suoni.

La questione della rilevazione e dell’emissione acustica nelle piante è oggetto di studio e di dibattito da tempo. Date le caratteristiche di questo particolare campo scientifico, la ricerca è impegnata per produrre sempre nuove prove sperimentali per stabilire il ruolo dell’acustica nel comportamento delle piante. Come le piante, gli alberi e i funghi esplicano questa attività acustica è ancora un campo di ricerca di frontiera in continua espansione ma ormai esiste la certezza che le piante siano sottoposte in qualche modo ad un flusso di energia acustica.

Il termine “Bioacustica Vegetale” o “Bioacustica Verde”, descrive pertanto le relazioni che esistono fra il mondo vegetale e quello dei suoni, tra cui le modalità con le quali le piante percepiscono e rispondono ai suoni e alle vibrazioni, la possibilità che le piante rispondano alle fonti di suono naturale proveniente dall’ambiente circostante nonché alla musica o a qualsiasi suono artificiale. Esiste poi un interessante filone di ricerca che riguarda il modo in cui le piante producono onde sonore: tutto questo rappresenta un argomento molto affascinante anche per il largo pubblico solo considerando che le piante o gli alberi non hanno organi specializzati per “ascoltare” o per generare suoni.

Esiste poi un’ulteriore modalità che mette in connessione le piante con la dimensione sonora ovvero la rilevazione dell’attività elettrica di una pianta, tramite la captazione della sua conducibilità elettrica (EC), che viene trasformata in segnali audio che possono essere trasformati in suoni per mezzo di un sintetizzatore: ciò può consentire anche la creazione di una vera e propria musica “verde”.

Bioacustica verde e conduttività elettrica nelle piante (EC)

La conduttività e l’attività bioelettrica di una pianta costituiscono degli importanti indicatori della vitalità delle piante. I segnali bio-elettromagnetici permettono a specifici dispositivi audio fondamentalmente di trasformare questa attività bio-elettromagnetica vegetale in esperienze udibili.

All’Istituto per i Sistemi Biologici (ISB) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) utilizziamo la conduttività elettrica di una pianta, di un albero o dei funghi per generare impulsi e trasformarli in segnali acustici e quindi elaborarli con un sintetizzatore, per creare, principalmente per finalità didattiche e divulgative, suoni armonici, fino anche musica. L’impiego quindi di dispositivi capaci di trasformare gli impulsi derivanti dalla conduttività elettrica (EC) di una pianta, di un albero o del micelio di un fungo in segnali audio consente di realizzare veri e propri brani musicali con l’ausilio dei filtri, dei timbri e dei suoni presenti in un sintetizzatore. Il sintetizzatore permette infatti di costruire dei suoni che possono dare voce agli impulsi derivanti dalla EC di una pianta. In tal modo in questi brani musicali è possibile sentire come una pianta, tramite le sue mani invisibili, possa suonare una tastiera. Naturalmente, la scelta delle note (anche in termini di ottava, lunghezza, sustain, ecc…) è in qualche modo “decisa” dalla EC della pianta e quindi potrà apparire casuale con un bizzarro effetto “random”. In tal modo si possono comunque realizzare degli eventi dimostrativi in cui si mostra come sia possibile generare suoni e musica da un albero ed inoltre si possono organizzare delle performance musicali “interspecie” in cui musicisti umani possono suonare insieme a delle piante. L’impego anche di un campionatore può inoltre consentire ad una pianta di utilizzare voci umane o suoni ambientali campionati.

Bisogna ricordare che la performance musicale di una pianta è influenzata da un numero molto ampio di variabili: esposizione o meno alla luce con presenza di luce naturale o artificiale, umidità, temperatura, stato di salute, vibrazioni, altri suoni nell’ambiente… Ogni pianta o ogni albero sembra avere una sua specifica “disponibilità musicale” variabile in base alla specie e al singolo individuo e alle sue condizioni. Questo conduce alla realizzazione di “musica generativa” che in pratica evolve sempre e non si ripete mai esattamente allo stesso modo.

L’obiettivo principale di queste attività divulgative è quello di avvicinare, in particolare i giovani, ai temi della ricerca scientifica con particolare riguardo al mondo “verde”, alla sostenibilità, ai temi del cambiamento climatico e dell’inquinamento ambientale (che tanto gravano sul mondo vegetale). Inoltre, la curiosità – il desiderio di sapere – è il motore principale della creatività. In particolare, nei confronti delle generazioni più giovani, è essenziale stimolare e promuovere la creatività anche attraverso queste iniziative di divulgazione e comunicazione scientifica. I ragazzi e le ragazze mostrano un profondo interesse per questo genere di iniziative soprattutto quando si sviluppano brani musicali che si basano su un sound molto vicino ai loro gusti: tutto questo suscita curiosità ed interesse ed un notevole impatto positivo nelle iniziative di comunicazione della scienza. In tal modo è possibile effettuare iniziative di divulgazione e comunicazione scientifica (su temi anche molto attuali e complessi) con una modalità alternativa, più diretta e coinvolgente e sicuramente meno accademica e scolastica.

Queste attività vengono inoltre svolte anche ad integrazione di convegni, congressi e seminari scientifici, di mostre e presentazioni, per la realizzazione di materiale multimediale nonché di specifiche iniziative e progetti che coniugano la scienza con la musica e con l’arte. (Art&Science).

Come già accennato, la EC di una pianta è influenzata da un gran numero di variabili. Questo vuol dire che tramite queste rilevazioni di biofeedback è possibile anche “ascoltare” il suono di una pianta rapportato alle sue condizioni. Potenzialmente si tratterebbe di disporre di una modalità alternativa utile per ascoltare lo “stato di salute” di una pianta e per l’adozione di misure preventive prima che dei primi sintomi visivi di stress compaiono sulle piante. In breve, le forme d’onda e la musica possono essere utilizzate per rappresentare in generale dei modelli comportamentali della pianta. Nel nostro istituto si stanno muovendo i primissimi passi su queste attività non divulgative di Bioacustica Vegetale che si auspica di poter approfondire nel prossimo futuro.

 

La Bioacustica ed i sound landscapes

Le attività di Bioacustica di ISB si orientano anche verso ulteriori direzioni come, ad esempio, la costituzione di una “biblioteca di suoni” naturali di field recordings. I field recordings sono registrazioni, effettuate sul campo, di ambienti naturali connotati da qualità sonore come ad esempio boschi e foreste, corsi d’acqua, prati e campi, ecc… in presenza di varie condizioni come più o meno vento, presenza di insetti o uccelli o altri animali, cascate e correnti, ecc…

La realizzazione di questi field recordings viene effettuata con l’ausilio di particolari dispositivi come per esempio registratori digitali portatili e microfoni binaurali per realizzare “paesaggi sonori” (soundscape) naturali a 360° o sferici. Come un paesaggio è ciò che percepiamo visivamente di un ambiente, il paesaggio sonoro è quindi la percezione acustica di un ambiente. Un paesaggio sonoro è creato dall’insieme dei suoni generati dagli elementi di ambiente che lo compongono capace di comprendere tutte le voci, i rumori degli animali e tutti i rumori generati dalle altre componenti naturali dell’ambiente come il vento, i flussi d’acqua, la pioggia, ecc…

Un paesaggio sonoro può includere anche suoni e rumori prodotti dalla presenza umana; in certe circostanze questi suoni aggiungono ulteriori dettagli al quadro acustico, ma in altre possono rappresentare una vera e propria forma di “disturbo” (rumore – noise) in quanto suoni “non-desiderati”. Questo significa che i paesaggi sonori naturali possono essere “contaminati” dal rumore prodotto dalle attività umane che possono avere un grave impatto sulla vita di questi ambienti. La registrazione e la catalogazione dei suoni presenti in un habitat consentono in primo luogo di valutarne e mapparne la biodiversità sonora e monitorare gli impatti acustici delle attività umane. Inoltre questi soundscapes possono essere utilizzati sia educare all’ascolto e alla conoscenza del mondo acustico naturale (che molte persone vivendo in contesti urbani spesso non conoscono o ignorano del tutto), sia per creare delle performance sonore e musicali basate su field recordings di specifici contesti naturali (anche queste utili per la divulgazione e comunicazione della scienza come descritto precedentemente) sia anche per iniziare ad esaminare se e come le piante possono effettivamente rispondere ad alcuni suoni ambientali primo fra tutti quello dell’acqua, una delle risorse vitali per tutti gli organismi terrestri.

 

Conclusioni

In questi ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, la comunicazione scientifica anche verso i non esperti e il largo pubblico è profondamente mutata perché la sensibilità del pubblico nei confronti della scienza è aumentata in quantità e intensità. Le iniziative di informazione, coinvolgimento e sensibilizzazione dell’audience, sono ormai diventate attività centrali per gli istituti di ricerca. Anche all’interno dei progetti di ricerca la divulgazione scientifica sta assumendo un ruolo sempre più importante con un particolare interesse per le attività che coniugano Arte e Scienza (Art&Science) come strumento peculiare per l’individuazione di nuove modalità di comunicazione dei risultati della ricerca in vista di un aumento e la diffusione della cultura scientifica. Ci troviamo sempre più spesso di fronte a processi che potrebbero essere fatti confluire in una vera e propria medializzazione della ricerca che implica una dilatazione della comunicazione e divulgazione scientifica non solo all’interno delle pubblicazioni scientifiche di settore e dei mass media classici, ma anche verso l’intero spettro delle diverse forme di comunicazione pubblica (ad esempio i social media) e di rappresentazione della scienza. Si moltiplicano quindi i contesti, gli strumenti e i canali in cui la ricerca viene presentata e rappresentata.

Uno degli sforzi principali è quello di rendere la scienza più attraente (anche come professione), meno “professorale” e accademica (in breve meno noiosa), in particolare nei confronti delle generazioni più giovani, che sono nate in un ambiente decisamente tecnologico, evitando sempre la trappola della “oversimplification”.

Presso l’Istituto per i Sistemi Biologici (ISB) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) utilizziamo la Bioacustica Verde proprio all’interno di una strategia comunicativa integrata capace anche di sensibilizzare le giovani generazioni ai temi della sostenibilità e del cambiamento climatico, ad una modalità per approcciarsi alla natura, in senso ampio, in una maniera diversa nonché al rispetto stesso della Natura. La Bioacustica Verde, la musica dalle piante e i paesaggi sonori naturali, divengono anche strumenti per tornare a “sentire” i suoni della Natura in modo più consapevole e per stimolare e suscitare gradimento, interesse, fornire formazione di corrette opinioni/idee e in generale una migliore comprensione della scienza.

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