Nel volume La musica della memoria. Una figlia e un padre: Alfonso Rendano”, scritto da Marco Ruffolo ed edito nel 2023 da Orizzonti Meridionali, vengono raccontate le memorie non solo della vita di Maria Rendano e di suo padre Alfonso, un grande musicista italiano che, nonostante il suo talento, non sempre ricevette i riconoscimenti dovuti. Il libro rappresenta un viaggio nella storia d’Italia, a partire da Giuseppe Garibaldi, con il quale Alfonso Rendano condivideva il sogno di un’Italia unita che avrebbe portato benessere anche al Sud.

I ricordi di Maria Rendano, che è costretta a rimanere a casa a causa di un ictus, ci fanno viaggiare attraverso un’intera epoca, dall’Unità d’Italia fino al dopoguerra. I suoi pensieri e le sue riflessioni, che lei stessa definisce una “logorrea cerebrale”, inducono il lettore a riflettere su come i destini del nostro Paese, così come la vita di suo padre, avrebbero potuto essere diversi.

Alfonso Rendano, grazie al suo talento, ricevette riconoscimenti soprattutto all’estero, dove ebbe modo di incontrare e testimoniare aneddoti della vita di molti musicisti illustri come Rossini, Liszt, Schumann, Brahms, Wagner, Beethoven, Verdi, e Mendelssohn. Tuttavia, in Italia non ebbe la stessa fortuna, nonostante il suo impegno come docente e studioso, forse proprio perché il nostro Paese si caratterizzava fin da subito come un Paese instabile.

Un esempio emblematico è la sorte della filanda di famiglia a Cosenza, che Rendano cercò invano di salvare rinunciando a diverse stagioni concertistiche. Il fallimento di questa azienda familiare è un chiaro segnale di come il Sud e la sua storia fossero già compromessi.

I ricordi di Maria proseguono, aprendo scenari su vari e diversificati episodi della storia del nostro Paese: la politica di Crispi, il fallimento della Banca Romana, le demolizioni per costruire il Vittoriano, la scarsa aderenza dei Savoia alla realtà del Paese, il brigantaggio, il colera ricorrente nel Sud, in particolare a Napoli, l’impegno di Giuseppe Moscati nella cura dei bisognosi, il fascismo e i suoi risvolti che cambiarono inesorabilmente la vita degli italiani, le delazioni alla dittatura, il carcere di Via Tasso, e la musica nei campi di concentramento.

Non mancano episodi di vita familiare come le ricorrenze, la nascita dei figli e le perdite dei parenti più cari. Alla fine di questo flusso inesorabile di pensieri, Maria Rendano ha due certezze: il Teatro di Cosenza, che ancora oggi è l’unico teatro di tradizione in Calabria, è intitolato a suo padre, Alfonso Rendano, e che, come diceva suo padre, è compito dell’uomo “tirare fuori l’anima dalle cose della vita per renderle belle”. Una riflessione di saggezza che dovrebbe diventare una bussola per tutti noi.