L’appartenenza all’Unione europea ci consente una serie di diritti, ma, soprattutto, ci impone diversi doveri. Innanzitutto operare perché sia chiaro il principio che, dal Mercato interno, sia necessario creare un Mercato unico, caratterizzato da un sistema fiscale e finanziario omogeneo, che superi il solo mercato economico, tanto caro a chi, convinto che sia sufficiente una Confederazione di Stati, non crede nella possibilità di realizzare, con un costante impegno, una Federazione di Stati.

Il percorso verso il Mercato unico avviene attraverso la creazione di un apparato giuridico comunitario che, promosso dalle Istituzioni europee, renda omogeneo il recepimento della legislazione in tutti gli Stati membri.

Il processo per raggiungere gli obiettivi di omogeneità prevede una razionale serie di passagi delle proposte che, promosse dalla Commissione europea, alla quale spetta il compito di iniziativa legislativa, vengano vagliate dagli Organismi deputati alla consultazione, perché rappresentativi, sia del mondo della Società civile organizzata, come il Comitato Economico e Sociale Europeo, sia il mondo delle Realtà territoriali, come il Comitato Europeo delle Regioni

Acquisiti i pareri di questi organismi, la proposta viene analizzata e emendata dal Parlamento europeo, che la invia, poi, al Consiglio dei Ministri, per l’approvazione finale.

Generalmente, dalla prima proposta della Commissione all’approvazione, passano in media due anni.

Il Documento legislativo, dopo l’approvazione, diventa pubblico, quando viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Europea (GUUE), e consente agli Stati membri un tempo che va generalmente, da uno a tre anni, per il recepimento nel diritto nazionale.

Nei quattro,  cinque anni che intercorrono, tra la formulazione della proposta legislativa e la data di scadenza del recepimento, gli Stati membri si muovono con diverse modalità.

Alcuni di essi affidano la proposta, nel momento iniziale, ad un gruppo di funzionari, che seguono l’iter europeo, considerando il recepimento nel diritto nazionale, ed emanano i provvedimenti poco dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Si tratta di alcuni Stati, che a Bruxelles vengono definiti “Frugali”: Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Svezia

Altri Stati aspettano che la proposta diventi pubblica e, nel trascorrere del tempo, chiedono, alla scadenza, una proroga, motivata dalle difficoltà di applicarla nella realtà nazionale, invocando, il più delle volte, gli elementi di particolarità delle strutture della propria nazione.

La velocità con la quale stanno avvenendo i mutamenti sociali e economici imporrebbero agli Stati membri, e all’Italia, la creazione di Organismi, trasversali ai Ministeri, che seguano l’iter della legislazione comunitaria e ne rendano veloce il recepimento, che è finalizzato a normare il nuovo che emerge e acquista spazio, nell’economia e nella finanza. Ma il nuovo, talvolta, lede interessi consolidati e rendite di posizione, che tendono a frenarne lo sviluppo.