Ho aspettato dei giorni prima di scrivere sull’apertura della Porta Santa al carcere di Rebibbia, perché la mia mente è andata alla giornata del 22 settembre 2024, quando poco meno di cento persone hanno percorso Via della Conciliazione per approdare a Piazza San Pietro in attesa dell’Angelus. Non avevamo certezze, anzi sapevamo che il Santo Padre aveva letto le nostre lettere e ci stava aspettando. Per mesi abbiamo divulgato sui social questa data, dicendo chiaramente che dovevamo organizzarla con tutte quelle associazioni e partiti politici, garanti e quant’altro, avevano aderito alla marcia, poi senza presentarsi. Certo noi siamo un gruppo di ex detenuti e non, chi poteva mai attirare la nostra attenzione, chi mai poteva sporcarsi con noi. Noi non abbiamo mollato fino all’ultimo abbiamo quasi pregato alcuni di aderire, ma nessuno ha mai chiamato per darci una mano e per preparare insieme questa opportunità. Certo il nostro scopo è sempre stato quello di parlare con il Santo Padre affinché interferisse con il nostro Governo per un gesto di clemenza. Solo questo potevamo fare e nulla di più. Abbiamo scritto noi le lettere, chiaramente non essendo giuristi abbiamo cercato di parlare con il cuore, raccontare al Santo Padre le condizioni disumane in cui sono costrette a vivere le persone recluse.
La nostra voce è rimasta inascoltata, tutti erano indaffarati in altro, eppure nel cartello che abbiamo aperto sotto la finestra del Papa c’era scritto Indulto. Mi pongo e vi pongo delle domande, forse non era un’occasione dove tutte quelle sigle potessero presentare un cartello comune di richieste da far pervenire al Santo Padre? Forse scritte da persone molto più preparate di noi potevano aprire un varco di luce in questo buio pesto di legalità? Eppure i media a differenza di loro si erano interessati alla marcia, la diretta sul La7, il telegiornale del TG5 ha dedicato più di due minuti all’evento, la TGR Lazio ha dedicato due edizioni: alle 14:00 e alle 19:30, nominando anche associazioni che hanno aderito ma che non erano presenti. Detto questo per dovere di cronaca, ora mi appresto a dire la mia a tutte quelle persone che hanno fatto conferenze stampa a gogo, pur di dire che le parole del Santo Padre avevano una valenza non solo spirituale, ma anche politica.
Forse molti di loro non sanno che il Santo Padre è sempre stato favorevole per un atto di clemenza, e la sua presenza a Rebibbia era il segno tangibile del suo pensiero, aggiungendo un appello verso i nostri politici per un tale gesto. Se non ricordo male ho visto più di 20 articoli da vari soggetti che sottolineavano l’importanza delle parole del Papa. Ma non ho visto lo stesso interesse per i primi 3 suicidi dell’anno, l’ultimo in ordine di tempo a Rebibbia nella notte del 5 gennaio. Questo perché chiaramente non porta notorietà, un po’ come la nostra marcia del 22 settembre, un centinaio di persone che andavano contro tutti, ma convinti che fosse la scelta giusta. Per non dimenticare la Maratona oratoria davanti ai Tribunali di Roma e Milano, avevano addirittura programmato pullman ed altro, ma quando eravamo lì ci siamo accorti che eravamo soli, fatta eccezione per le camere Penali Italiane e di Roma e Rita Bernardini, che ringraziamo ma tutti gli altri dove erano… forse i loro interessi sono altri e non la difesa delle persone detenute? Faccio questa domanda perché giro sui social e vedo azioni, comportamenti che mi danno da pensare.
Ma lascio sempre al buon senso delle persone le loro conclusioni, le mie lo ho già fatte e mi comporterò sempre nello stesso modo, non sfruttando le situazioni, non devo vincere nessuna medaglia e tantomeno incassare denaro, sui detenuti non si specula. Piccola nota sul Ministro Nordio, oramai fuori controllo, sui provvedimenti di clemenza si disse d’accordo, anzi nel 2015 quando Papa Francesco in occasione della giornata della Pace, tornò a chiedere un’amnistia per i detenuti, come dicevo prima è sempre stato favorevole il Santo Padre, Nordio ai microfoni di radio Radicale disse: “Io sono da sempre, come gli amici di Radio Radicale sanno bene, favorevole ad una amnistia, lo sono per ragioni politiche e per le ragioni strategiche che sono state indicate dal Presidente Napolitano e da Marco Pannella. Una amnistia è inutile e dannosa se deve servire a svuotare le carceri. Sono invece favorevole all’amnistia se essa rappresenta l’epilogo o l’inizio di una profonda, radicale trasformazione del nostro sistema penale”. Caro Nordio, la poltrona purtroppo fa cambiare direzione anche alle menti più aperte.