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Non sarà facile, ma bisogna crederci. Il post 2020 – anno Covid che vogliamo dimenticare – potrà condurci ad una ripresa qualitativa delle relazioni sociali. Qualitativa? Si, nel senso che se una pandemia è scoppiata per cause tuttora incerte o in discussione, è ora che si dia più peso ad una socialità diversa. Più sostenibile, meno ansiogena, più rispettosa dell’ambiente e delle buone pratiche. Ciascuno può fare in proprio, la salute ne avrà beneficio. E se Greta Thunberg dal suo angolino svedese – piaccia o no – ha mobilitato pour cause milioni di giovani in tutto il mondo, vuol dire che si può fare.
Salvare il pianeta è un problema di tutti, e spesso il pianeta è la strada di casa, la piazza del paese, il parco e l’arenile così amati, l’angolo del condominio. A correggere comportamenti ed errori si fa sempre in tempo, purché si abbia voglia di farlo. Il 2021, dunque, anno di buoni propositi. A tutti i livelli e meglio se ci sono esempi da seguire.
La politica, la finanza, le élites, incartate tra sogni e propaganda si schierino, scelgano da che parte stare. Credere di essere dalla parte giusta ignorando completamente l’altra, è una superbia non più consentita. La tortuosa svolta green mondiale porta con sé i segni di disuguaglianze, ingiustizie, sprechi intollerabili. Per chi ancora non ha dimestichezza con questo genere di azioni o stenta a cominciare, Greenpeace ha suggerito 5 buoni propositi. Azioni da mettere in campo subito, da quest’anno. Si inizi con investimenti etici, con soldi che non mortifichino ancora territori, risorse, persone.
La pandemia ci ha segnati, ma se destinassimo i fondi investiti in armamenti e nelle attività ambientalmente dannose per rafforzare invece il sistema di welfare e sanitario, non sarebbe più efficace? E perché non sfidare l’Europa con un piano nazionale di transizione energetica più ambizioso per ridurre il CO2 del 65% entro il 2030 ed avere emissioni zero entro il 2040? A seguire nella lista dell’organizzazione ambientalista c’è il sostegno al microcredito per imprese sociali che operano nel settore sanitario, la negazione di fondi pubblici alle industrie che inquinano, più incentivi alle famiglie per l’efficienza energetica domestica, la lotta agli sprechi d’acqua, una maggiore mobilità sostenibile. Un campionario di proposte che richiede a chi sente il peso della responsabilità -individuale o collettiva- duttilità e intelligenza. Il numero dei 5 buoni propositi di Greenpeace, come si vede, è soltanto indicativo. La numerazione favorevole potrebbe proseguire all’infinito. Di sicuro chi vuole agire non deve fare altro che iniziare.