Secondo l’industriale padovano Piero Luxardo, presidente, fino all’anno scorso, del Comitato di Gestione del Premio Campiello, il mondo dei premi letterari è alquanto variegato:” moltissime sono le iniziative sia locali che di prestigio, legate al mondo dei premi letterari- ha spiegato – quasi tutte, comunque, di lunga tradizione e serietà. Il premio letterario continua a contare, dal punto di vista pubblicitario, per il libro e per il suo autore ed è importante ai fini della tiratura editoriale”. Quanto incide il premio, nel successo commerciale del libro? “Non si può fare una stima esatta – ha risposto Luxardo – perché dipende dal tipo di libro, dalla sua leggibilità presso il grande pubblico, dall’aderenza della tematica ai filoni di moda del momento, dallo stile etc. Comunque, l’incidenza è sempre notevole rispetto all’assenza di segnalazioni”.
Quale sia la relazione tra il premio e il valore del libro, Luxardo non ha dubbi: “c’è una stretta relazione ma possono anche verificarsi casi di libri premiati per ragioni di opportunità politica, editoriale, commerciale: tutto dipende dalla serietà dell’organizzazione e della giuria. Esistono premi dove i libri da ammettere in finale vengono scelti dalle case editrici; esistono premi dove sono ammesse le deleghe fra votanti per cui un votante può raccogliere decine di deleghe di amici e dunque rastrellare pacchetti di voti”.
In Italia, il premio più prestigioso è il premio Strega, nato nel 1947 e ideato dalla scrittrice Maria Bellonci e da Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del Liquore Strega, che dà il nome al Premio.
Dal 1963, il premio Campiello, nato per volontà degli industriali del Veneto, da assegnare ad opere di narrativa italiana, è un appuntamento importante per il pubblico, la giuria, le case editrici e gli scrittori. La prima edizione fu vinta da Primo Levi con “La tregua”. Nel 2021, Giulia Caminito con “L’acqua del lago non è mai dolce”. Il Campiello Giovani, nato nel 1994, è il concorso nazionale, ideato all’interno del premio Campiello, rivolto ai giovani tra i 15 e 22 anni, per un racconto a tema libero, in lingua italiana.
Il premio Bancarella, del 1952, è il premio assegnato dai librai. La prima edizione fu vinta da Hemingway con “Il vecchio e il mare”.
Il premio Bagutta, tra i più antichi, istituito a Milano nel 1926, in via Bagutta, nacque nella cerchia di un gruppo di amici, persone colte, indipendenti e diverse tra loro che volevano premiare la “bella letteratura”, tenendosi lontano dalle pressioni delle case editrici.
In questi anni, sono nati in Italia, altri premi “minori” ma ugualmente validi ed interessanti, che portano il nome di grandi personalità della cultura italiana o sono legati ai nomi di alcune località turistiche che vivono, proprio grazie al premio letterario, un periodo di grande visibilità.
Che fatica fare lo scrittore! Che sollievo arrivare alla fine! Costruire un libro non è il frutto di un’audace improvvisazione, ma di un’accurata ricerca, di molta riflessione, di un continuo studio e, perché no, di un naturale talento. Sì, in cuor suo ogni scrittore sogna di vincere un premio letterario: è un riconoscimento ufficiale che soddisfa il narcisismo e premia, anche economicamente, uno sforzo che richiede tempo oltre che fatica!
Un premio letterario può fare diventare ricco l’autore di un buon libro? Certo che sì: Joanne Rowling, vincitrice di più premi letterari, è la scrittrice più ricca del Regno Unito, grazie soprattutto, alla saga di Harry Potter.
Per conoscere i trucchi, i segreti e i regolamenti necessari per affermarsi in un premio letterario c’è il libro di Franco Forte “I premi letterari. Come partecipare e vincere”.
I premi letterari, comunque, sono una “benedizione” perché incentivano a scrivere, a confrontarsi, a “darsi battaglia nel campo della scrittura, a creare nuove sollecitazioni, impressioni, sentimenti: cosa farebbe il pubblico senza libri da leggere? Cosa sarebbe l’umanità senza il libro? Si scriverebbe anche se non esistessero i premi? E quanto corrisponde il premio, al valore letterario del libro vincente? Alcuni libri vincitori sono stati dimenticati fin da subito: non hanno avuto il successo di pubblico che un’opera premiata dovrebbe avere; per fortuna, sono stati anche premiati libri che sono diventati capolavori assoluti come “Il Gattopardo” con gran successo tra i lettori, che sono meno influenzabili delle giurie che selezionano i libri da premiare. In gioco ci sono le sorti economiche delle case editrici e non è poco. Nessuno sa quello che accade quando un libro viene proposto, nemmeno il suo autore. Non si mette in dubbio la serietà dei giurati, spesso critici e persone influenti nel mondo culturale; qualche domanda ci si pone, dopo la lettura di libri che “sono arrivati primi”! Forse per quel premio, in quell’anno, l’offerta di libri era veramente scadente e di meglio la giuria non aveva proposte di libri convincenti! Come operano le case editrici? Legittimamente, senza dubbio: è il loro lavoro! E’ evidente che il premio influisce sulle vendite del libro: si calcola che se non è un’opera prima, il libro vende il 5% in più di quanto faceva prima della vittoria. Alcuni libri non hanno venduto quanto si pensava avrebbero fatto, ma succede anche il contrario: Margaret Mazzantini con “Non ti muovere” ha superato le aspettative. L’incremento delle vendite, però, in genere riguarda solo il primo libro, quello vincitore: già il secondo arrivato vende molto meno. Quindi si può pensare che aggiudicarsi il primo premio decida, spesso, la fortuna commerciale del libro. Da ricordare inoltre che il libro che viene premiato attira l’editore straniero che si interessa di acquistare i diritti per la traduzione: dunque per chi arriva primo e la sua casa editrice, altri guadagni in vista!
Poi ci sono i costi: quanto si spende per far arrivare un libro alla giuria? Per il Campiello, non ci sono costi salvo l’invio di 20 copie alla segreteria se si vuole far partecipare un libro alla selezione della Giuria dei Letterati. Se il libro dovesse entrare nella cinquina finalista, c’è l’obbligo di inviare alla segreteria 600 copie che servono per l’invio della cinquina, alla seconda giuria, quella dei Trecento lettori anonimi.
A Cortina, l’appuntamento de “Una montagna di libri” è un evento molto ben seguito: incontri, dibattiti, promozione di libri rallegrano, con un serio tocco culturale, le vacanze dei turisti che frequentano la meravigliosa conca ampezzana. In questo caso, non si tratta di vincere un premio, come spiega il suo ideatore, Francesco Chiamulera: “La rassegna che ha preso il via nel 2009 non presenta solo libri novità ma anche riscoperte di un classico o un testo rinnovato e riproposto dall’autore stesso. Nel 2011, è nato il “Premio Cortina”, che premia opere di narrativa e legate al tema della montagna, con la libera selezione dei giurati. Il valore del premio? Cortina è un luogo molto riparato dalle sue montagne e ci ripara dalle pressioni nei premi letterari”. Nel 2020, Ilaria Tuti ha vinto, nella sezione delle opere sulla montagna, con il libro “Fiore di roccia”. E Walter Siti con “La natura è innocente. Due vite quasi vere”.
Contrariamente a quanto si poteva pensare, nel periodo del lockdown da pandemia, non si è verificato quel balzo in avanti della lettura che si prevedeva; è vero, si sono venduti più ebook ma gli italiani non hanno scelto il libro come compagnia durante la reclusione obbligata: in genere, hanno preferito dedicarsi al telelavoro e ad altre attività da fare tra le mura domestiche, come quella sportiva o quella social.
Il libro ancora “non sfonda” in Italia: perché? Poca abitudine a leggere fin dalla più tenera età? Un libro può costare in genere, oltre euro 15. Come può una famiglia affrontare questa spesa se non ha un aiuto dalla biblioteca di classe o da quella pubblica: come fa a comperare in continuazione i libri da leggere per i propri figli? Il problema è complesso ma credo, alla fine, che per educare giovani e adulti alla lettura bisogna cambiare le formule attuali: abbassare i costi; creare, nei social, accattivanti e interessanti presentazioni di libri; usare la pubblicità corrente per proporre nuovi libri, per avvicinare le persone alla lettura e farlo con meno sufficienza. Come si pubblicizzano merendine, snack o giochi perché non trovare una formula simpatica e vincente per far capire il valore, l’importanza, la bellezza di “leggere”?
“Il libro”? un amico, uno strumento per riflettere, per crescere, per divertirsi. Per imparare, anche a parlare e a scrivere meglio, a qualunque età. Senza pregiudizio, senza giudizio. Ma leggere!