Roma si è costruita fin dall’origine in diversi insediamenti che si ergevano sui crinali dei colli. Cinque di essi emergono irregolarmente dove la campagna cede al Tevere, presso l’Isola Tiberina che ne ha sempre facilitato il guado, gli altri due si innalzano liberamente oltre il fiume. Non esiste in altro luogo al mondo un agglomerato di colli così caratteristico e così ben disposto per una conurbazione come questo. Dalla sua fondazione come città (secondo la leggenda nel 753 a.C.) ad oggi Roma ha preservato una sua indiscussa identità, immutabile ed inimitabile, che si è manifestata in un’Architettura versatile, di rigenerante grandezza e con una grande capacità di autoaffermazione. E con un ulteriore pregio naturale: la particolare qualità della sua luce, indubbiamente uno dei fattori ambientali che hanno concorso e concorrono a determinare la piacevolezza dell’ambiente romano, una luce che non abbaglia né appiattisce, ma al contrario accarezza e fa risaltare le qualità scultoree di edifici e monumenti, rassicurando ciò che illumina.
Una delle forze della Caput mundi risiede nella sua capacità ricettiva congenita, giustificata anche nel detto “Tutte le strade portano a Roma”. In questa città l’ambiente urbano si legge e si percepisce sempre come “completo”, radunando le influenze di molte altre culture. Goethe scrisse che «Roma elargisce una dimora a tutti gli Dei».
E un’ideale dimora a Roma sono tutti i luoghi, vediamone alcuni.
Il miglior contributo degli antichi alla storia dell’architettura romana è sicuramente la definizione dei grandi spazi interni, e la più alta manifestazione di questo la vediamo nel Pantheon (120 d.C.), che con le sue tre zone sovrapposte è da solo una rappresentazione del Cosmo, con la cupola a prefigurarci l’armonia eterna, dove il rapporto dialettico tra cielo e terra è interpretato dalla luce che entra dal foro a toccare il pavimento.
In tutte le stupende chiese di Roma, nei percorsi dal battistero alle tombe monumentali si interpreta il cammino dell’esistenza dalla vita alla morte. In tutte le piazze, interni urbani, si respira cultura e grandiosità, umanità e partecipazione. In San Pietro, in Campidoglio e in molti altri luoghi, le successioni ritmiche dei pilastri giganti determinano con carattere le delimitazioni degli spazi, permettono agli interni di comunicare con l’ambiente circostante e umanizzano gli spazi con gli ordini delle colonne. Negli edifici cinquecenteschi, che si alleggeriscono mentre si allontanano dal bugnato di base, leggiamo i piani che salgono mai come addizioni ma come unità indipendenti e collaborative. In altri palazzi i blocchi di tufo accostati con giunzioni irregolari e la malleabilità dei materiali ci fanno apparire gli edifici spesso più come “modellati” che “costruiti”.
In tutte le Piazze ci sentiamo idillicamente a casa, in un’atmosfera in ideale equilibrio tra natura e cultura. Gli elementi statuari che richiamano la natura si fondono ovunque, in Piazza Navona in modo esaltante, con gli stimoli religiosi simbolici di grande effetto e di enorme qualità culturale, con un effetto avvolgente.
In un altro grande interno cittadino concepito per esaltare il concetto di Caput mundi, quindi di notevole significato urbanistico fin dal Secolo XVI, la Piazza del Campidoglio, con lo spazio racchiuso tra facciate convergenti e la pavimentazione a schema stellare, che genera visivamente una spinta centrifuga, ci sentiamo in un luogo psicologicamente molto pregnante ma famigliare, coinvolti in simbologie di partenze e ritorni, come tutta la vita umana.
E le scalinate di Roma, mentre congiungono le diverse altimetrie, si percepiscono come fossero articolazioni del terreno, le strade romane non separano le case ma le collegano, trasmettendo impressioni da interno urbano. Tutti gli spazi urbani a Roma sanno comunicare protezione e appartenenza.
Foto di apertura dell’autrice