Tre grandi religioni monoteiste. Un solo Dio.
Un Dio che i seguaci di queste religioni hanno dipinto ora come il Dio di Israele, che ne proteggeva gli eserciti – il Sabaoth – contro quelli dei nemici, babilonesi o egizi che fossero (l’ebraismo); ora come il Dio che chiama a raccolta il suo popolo per distruggere gli altri popoli – gli infedeli – e promette ai seguaci immolatisi per la fede il paradiso delle eurì (l’islam); ora come il Dio dell’amore e di misericordia, che terrà con sè i buoni, ma getterà i cattivi nell’inferno, nella geenna, ove è pianto e stridore di denti (il cristianesimo). A dire il vero, questa revisione dell’immagine di Dio nella religione cristiana è alquanto recente, perché ai tempi delle Crociate e dell’Inquisizione non era proprio così …
Tre religioni i cui fedeli – nonostante chiare e diffuse convergenze ed assonanze nei rispettivi testi sacri (il Talmud e la Bibbia, i Vangeli, il Corano) – non hanno smesso nei secoli di combattersi, di perseguitare gli adepti delle altre, di ucciderli con volontà di sterminio. Sempre nel nome di Dio. Sempre credendo e dichiarando fermamente che “Dio è con noi” (se uso l’espressione “Gott mit uns” si capisce meglio?).
Povero Dio! Messo in mezzo nel corso di tutta la storia per i più abietti giochi di potere, per le più disgustose ambizioni di dominazione e di prevaricazione, nel cui nome sono stati compiuti i misfatti più crudeli e più efferati che il genere umano sia riuscito a concepire.
Lasciamolo in pace, una buona volta. Non attiriamolo sempre nel fango delle nostre malvagità e delle nostre violenze, quasi a volerle nobilitare, a volerle giustificare siccome mirate ad un più alto ideale. Preghiamolo nel nostro cuore e con i nostri riti – di ebrei, di cristiani e di musulmani – e non gabelliamo per religioni quelli che sono soltanto movimenti perversi, ingiusti e sanguinari. E non ammettiamo fra gli Stati civili del nostro tempo quelle dittature teocratiche che, sempre nel nome di Dio, sono figlie dell’intolleranza, della violenza bruta, dell’oscurantismo e dell’odio.
Ancora una parola per noi cristiani. Se è vero – come è vero – che abbiamo ormai capito che la fede religiosa, la fede in Dio dunque, non può mai andare disgiunta dalla carità e dalla ricerca della comprensione fra gli uomini e fra i popoli, della pace e della giustizia (Opus justitiae pax, disse una volta un grande Papa), cerchiamo di renderci conto che, oggi, non hanno più senso le divisioni dei cristiani in tante chiese e confessioni diverse e concorrenti, anch’esse frutto di errori del passato e di volontà politiche che con la religione poco o nulla avevano – e ancor più hanno – a che vedere.
La riunificazione dei cristiani nella stessa e nella sola Chiesa fondata da Dio, con superamento di ogni inutile e perniciosa divisione interna, sarebbe un esempio fulgido per tutto il mondo di una volontà di riconciliazione e di pace, che è l’unico atto concreto che gli uomini di buona volontà possono compiere per presentarsi con rispetto e con dignità al cospetto di Dio.
Foto di apertura di Gerd Altmann da Pixabay